Recensione su Margin Call

/ 20116.7123 voti

16 Dicembre 2012

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Il film sulla crisi. Beh, in un posto in alto a Wall Street ci sono questi analisti finanziari che lavorano ai pc. Ci sono dei tagli del personale. Un pezzo già abbastanza grosso viene tagliato, prima di andarsene molla una pennina usb a uno dei nuovi dicendogli “ocho!”, come faceva Jerry Calà. Questo, che ha la faccia da tordo ma coi numeri ci sa fare, sta a tarda sera a lavorare sul contenuto del pennino e scopre in pratica che la loro azienda è in possesso di milioni in azioni che se succederà qualcosa, che sta per succedere ma non si sa quando succederà, non varranno niente. Chiama un amico collega che pensa solo al grano e il suo capo. Quello chiama a sua volta il suo capo, un Kevin Spacey che è lì ma non capisce nulla, che chiama ancora il di lui capo, che è uno stiloso Jeremy Irons che non so da quanto non vedevo in un film, e altri analisti, che non possono che confermare che sta per esplodere tutto. Ora, tutto sta nel decidere se svendere tutto prima che il crollo inizi, il che comporta dare l’inizio al crollo, oppure no, ed essere travolti con tutti gli altri dal crollo che comunque, quando? Boh! Si verificherà. Il supercapo Irons ovviamente ha dei dollari con la faccia di Washongton al posto del cuore, e opta per la prima. Nel finale Spacey seppellisce nel giardino il suo amato cane morto di tumore, a significare butterei lì la definitiva sepoltura di quel poco di umanità e scrupoli che potevano essere rimasti nel mondo della finanza. Fatto sta che molto probabilmente è andata davvero così, e la cosa se permettete è un po’ inquietante. Nel senso che alle alte sfere è pieno di personaggi che o non hanno che una vaga idea di quel che sta succedendo, o sono delle merde allucinanti. Spacey è del primo tipo, Irons del secondo. C’è pure Demi Moore, che fa l’analista che aveva avvertito i superiori del fatto che facendo prima certe scelte ci si sarebbe esposti a rischi. E loro gli avevano detto “sìsì vai tranqui, soldato Jane”. Che tanto tutto resterà in piedi”. Ecco, anche fuori dal film è successo che si credeva credeva che tutto sarebbe rimasto su e invece poi ci si è accorti che stava per OH CAZZO è crollato. E adesso basta o mi sembra di scrivere un’appendice alla mia tesi sull’instabilità finanziaria e la fottuta Irlanda.

3 commenti

  1. paolodelventosoest / 10 Febbraio 2016

    Davvero difficile appassionarsi a una storia sulla crisi della “finanza creativa”, stock option indici di volatilità e menate varie. Non mi è piaciuto granchè questo esordio di Chandor, che poi si è ripigliato alla grande con All is lost

  2. tragicomix / 17 Febbraio 2016

    concordo @paolodelventosoest , ma è un genere di film che qualcuno deve pur provare a fare. Hai visto/ti è piaciuto La grande scommessa?
    Perché a me è andato abbastanza bene, ma non ho capito se e quanto fosse efficace :/

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