Margin Call

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Margin Call

Tramite una chiavetta usb consegnatagli dal suo caposettore appena licenziato, il giovane analista e trader Peter Sullivan scopre che l'importante banca di Wall Street per la quale lavora ha le ore contate. Convocata una riunione notturna straordinaria, si tratta di decidere se a pagare sarà la banca o se si scaricheranno i titoli tossici a ignari investitori.
marcomaffei12 ha scritto questa trama

Titolo Originale: Margin Call
Attori principali: Kevin Spacey, Zachary Quinto, Demi Moore, Jeremy Irons, Paul Bettany, Stanley Tucci, Simon Baker, Ashley Williams, Penn Badgley, Mary McDonnell, Aasif Mandvi, Susan Blackwell, Maria Dizzia, Jimmy Palumbo, Al Sapienza, Peter Y. Kim, Grace Gummer, Oberon K.A. Adjepong, Mostra tutti

Regia: J.C. Chandor
Sceneggiatura/Autore: J.C. Chandor
Colonna sonora: Nathan Larson
Fotografia: Frankie DeMarco
Costumi: Caroline Duncan
Produttore: Michael Benaroya, Corey Moosa, Neal Dodson, Cassian Elwes, Michael Corso, Kirk D'Amico, Laura Rister, Zachary Quinto, Anthony Gudas, Rose Ganguzza, Robert Ogden Barnum, Randy Manis, Joe Jenckes, Joshua Blum
Produzione: Usa
Genere: Drammatico, Thriller
Durata: 107 minuti

Dove vedere in streaming Margin Call

8

26 Maggio 2013 in Margin Call

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

13 Gennaio 2013 in Margin Call

Argomento di grande attualità per questo ‘thriller finanziario’ che affronta responsabilità e giochi di potere delle società finanziarie dietro la crisi degli ultimi anni. Cast stellare e ottima sceneggiatura per questo incalzante film indipendente che potrebbere benissimo esser un blcokbuster.

16 Dicembre 2012 in Margin Call

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Il film sulla crisi. Beh, in un posto in alto a Wall Street ci sono questi analisti finanziari che lavorano ai pc. Ci sono dei tagli del personale. Un pezzo già abbastanza grosso viene tagliato, prima di andarsene molla una pennina usb a uno dei nuovi dicendogli “ocho!”, come faceva Jerry Calà. Questo, che ha la faccia da tordo ma coi numeri ci sa fare, sta a tarda sera a lavorare sul contenuto del pennino e scopre in pratica che la loro azienda è in possesso di milioni in azioni che se succederà qualcosa, che sta per succedere ma non si sa quando succederà, non varranno niente. Chiama un amico collega che pensa solo al grano e il suo capo. Quello chiama a sua volta il suo capo, un Kevin Spacey che è lì ma non capisce nulla, che chiama ancora il di lui capo, che è uno stiloso Jeremy Irons che non so da quanto non vedevo in un film, e altri analisti, che non possono che confermare che sta per esplodere tutto. Ora, tutto sta nel decidere se svendere tutto prima che il crollo inizi, il che comporta dare l’inizio al crollo, oppure no, ed essere travolti con tutti gli altri dal crollo che comunque, quando? Boh! Si verificherà. Il supercapo Irons ovviamente ha dei dollari con la faccia di Washongton al posto del cuore, e opta per la prima. Nel finale Spacey seppellisce nel giardino il suo amato cane morto di tumore, a significare butterei lì la definitiva sepoltura di quel poco di umanità e scrupoli che potevano essere rimasti nel mondo della finanza. Fatto sta che molto probabilmente è andata davvero così, e la cosa se permettete è un po’ inquietante. Nel senso che alle alte sfere è pieno di personaggi che o non hanno che una vaga idea di quel che sta succedendo, o sono delle merde allucinanti. Spacey è del primo tipo, Irons del secondo. C’è pure Demi Moore, che fa l’analista che aveva avvertito i superiori del fatto che facendo prima certe scelte ci si sarebbe esposti a rischi. E loro gli avevano detto “sìsì vai tranqui, soldato Jane”. Che tanto tutto resterà in piedi”. Ecco, anche fuori dal film è successo che si credeva credeva che tutto sarebbe rimasto su e invece poi ci si è accorti che stava per OH CAZZO è crollato. E adesso basta o mi sembra di scrivere un’appendice alla mia tesi sull’instabilità finanziaria e la fottuta Irlanda.

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31 Maggio 2012 in Margin Call

Evidentemente la crisi finanziaria che ha fatto parecchi danni non solo in USA ha avuto un contraccolpo positivo ad Hollywood. So che sembra una contraddizione in termini ma i film che trattano l’argomento e che ho visto finora si collocano ad un ottimo livello, sia dal punto di vista stilistico che del cast che della sceneggiatura.
Non fa eccezione Margin Call, diretto in maniera secca ed asciutta da J.C. Chandor, che si concentra sulla notte di fuoco di una grande e prestigiosa società sull’orlo del fallimento. L’intera scala gerarchica viene buttata giù dal letto dall’ultimo impiegatuccio che dimostra di avere cervello e intuisce la vastità del disastro.
Sceneggiatura ben scritta, che mette in bocca ad attori di grane calibro (Jeremy Irons, Kevin Spacey, Paul Bettany, Stanley Tucci, Demi Moore..c’è pure Simon “The Mentalist” Baker) dialoghi veri, che spiegano una situazione allarmante, che rinfrescano la memoria di chi non vuol sentire e ribadiscono il chiaro concetto che la nostra società sta andando verso il baratro, consapevolmente distratta.
I riferimenti alla vicenda di Lehman Brothers sono chiari e il fatto che anche l’industria del cinema decida di portare argomenti di economia sul grande schermo fa riflettere.
Come The company men, anche Margin Call è un buon film, prima di tutto realistico.
Peccato solo per i capelli posticci di Kevin Spacey…

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Nè buoni, nè cattivi / 21 Maggio 2012 in Margin Call

La prima mezz’ora vorresti uscire, certo di essere incappato nell’ennesimo film popolato da esseri dagli occhi di ghiaccio, vecchi e imbolsiti, di quelli che godono solo nel fare soldi e non riescono a finire una frase senza aggiungere la parola “fuck!”. Poi capisci che l’intenzione del regista (J.C. Chandor) non è fare il verso alla realtà, questa è la realtà! Lo sottolinea l’estremo realismo delle riprese: i primi piani sulle rughe di Kevin Spacey, le uova strapazzate consumate in fretta, il silenzio inquietante di una New York vista sempre dall’alto, attraverso i vetri di una banca. L’istituto di credito non viene mai nominato, ma la vicenda è chiaramente ispirata al collasso economico della Lehman Brothers.

Nel 2008 un giovane impiegato scopre che i conti non tornano e lancia l’allarme. I capi sono preoccupati del crollo imminente, eppure nessuno di loro è in pericolo di vita, si tratta una sofferenza intangibile, inconsistente come il denaro che c’è ma non si vede mai. È lui il vero protagonista, nei discorsi, nelle cravatte costose, negli appartamenti di lusso. È una realtà di pochi, svenduta ai più sotto forma di sogni, o meglio di mutui.

“Margin call”, così è definita la telefonata che fanno i broker ai propri clienti per chiedere una sorta di deposito come garanzia, ma niente panico: potete vederlo anche se non capite nulla di economia. Del resto non ci capiscono niente nemmeno quelli che dovrebbero, almeno così ci racconta il film.

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