10 Recensioni su

Manhattan

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Capolavoro! / 15 Gennaio 2020 in Manhattan

Meraviglioso. Splendido. Affascinante.
Woody Allen + Storia + New York + Bianco/Nero + Colonna Sonora + Fotografia + anni 70 + tante altre piccole cose…= Manhattan.
Non dimentichiamo il bellissimo inizio, il cui monologo termina con “New York era la sua città. E lo sarebbe sempre stata”.
Da quel giorno New York è stata anche “la mia cittá” e, anche per me, lo sarà per sempre.
Questo film è l’essenza di tantissimi film, di tante storie raccontate su New York, sul cinema, sull’amore, sulle persone…
Rivederlo ogni tanto mi fa rendere conto di quanto tutto sia cambiato negli anni.
Ed ogni volta mi accorgo che anche io non sono più lo stesso della precedente; ma la cosa bella è che nemmeno questo film lo è, cambia con te, negli anni.
E rivederlo ogni tanto mi affascina. Con dolcezza e nostalgia.
Sarà sempre una pellicola immortale.
Per me il più grande film di Allen.
9.

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Molto bello / 4 Dicembre 2017 in Manhattan

Non ho mai apprezzato molto Woody Allen, in realtà lo ho sempre evitato pensando che il suo tipo di cinema non facesse per me. Vedendo però Manhattan, la cui trama, sulla carta, non mi pareva niente di che, posso dire di essermi ufficialmente ricreduto. La storia vede le vicissitudini sentimentali di Isaac Davis (Woody Allen stesso), un autore televisivo, tra matrimoni falliti, una relazione con una diciassettenne e l’incontro con Mary (Diane Keaton), con la quale nasce un rapporto, che però vede la donna in una situazione delicata, divisa tra Isaac e Yale, il migliore amico di lui… La comicità di Allen esplode in pieno qui, non ho una grande cultura ma penso tranquillamente di poter dire che questo è uno dei suoi film più riusciti, ottimamente recitato e diretto. Interessante anche la scelta di girare il tutto in bianco e nero, dando secondo me più profondità alla storia e ben adattandosi all’ambientazione di New York. Molto bene anche il resto del cast: l’ex moglie di Isaac (che intanto vuol pubblicare un libro sul matrimonio fallito, mi ha ricordato qualcosa, che, dunque, a sua volta citava proprio questo film) è Meryl Streep, mentre Mariel Hemingway è la giovane studente che frequenta il protagonista, Michael Murphy è l’amico Yale e c’è pure una particina per Karen Allen, sicuramente un nome importante per i fans di Indy… Ottimo veramente, devo ampliare la mia conoscenza di questo regista!

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Capolavoro / 18 Settembre 2015 in Manhattan

Il grande Woody Allen con questo film ha segnato la sua carriera. Un mix di comicità, sceneggiatura da oscar e le sue solite inquadrature ben elaborate. Come attore è sempre stato bravissimo, ma la regia di Manhattan è la perfezione.

Solo Allen / 26 Marzo 2015 in Manhattan

Un misto di perfezione, poesia, arte e meraviglia. Tutto conditò con una comicità unica.

Torna a casa, Woody / 22 Ottobre 2013 in Manhattan

Metti una sera da solo in soggiorno, la famigliola stanca già a letto, scorri l’occhio sui dvd perchè alla tv non danno niente di che e il libro l’hai finito ieri sera.
La scritta blu su dorso carta da zucchero, lo skyline di New York. Un vecchio amico di nome Ike e le sue paranoie e idiosincrasie filiformi, il suo humour yiddish.
Tornare al Woody Allen dei tempi d’oro è sempre un’esperienza elettrizzante. E’ riscoprire la magistrale sequenza, a livello di inquadrature, luci ed ombre del dialogo amoroso al Planetarium. E’ rivivere – non semplicemente “riascoltare” – la Rapsodia in Blu di George Gershwin, magicamente, epidermicamente legata alla Grande Mela.
E’ assistere con magnifico sfinimento ai dialoghi cerebrali, caustici, davanti al tavolino di un locale, negli interni di un loft, lungo le strade sovrastate dagli imponenti grattacieli a specchio, bere con avidità ogni singolo twist verbale di questo piccolo genio e dei suoi gagliardissimi compagni di colloqui (la Streep, la Keaton, Michael Murphy).
Nel celeberrimo incipit Allen incide sul marmo la sua innata vocazione metropolitana: “New York era la sua città, e lo sarebbe sempre stata“. Una città in bianco e nero che pulsa dei motivi di Gershwin, affatto realistica ma anzi totalmente e magicamente reinterpretata dal cinema.
Siamo in parecchi a gioire alla notizia che il nostro Woody è tornato “a casa” – dopo una non del tutto convincente parentesi europea – con Fading Gigolò (uscita in Italia primavera 2014), seppure la regia sia nominalmente in mano a Turturro.

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13 Gennaio 2013 in Manhattan

Il nonplusultra del cinema di Alleniano. Emozionante, filosofico, intelligente, affascinante. Non per tutti facile alla prima visione, ma è un capolavoro.

Woody Allen: una cosa per cui vale la pena di vivere. / 26 Giugno 2012 in Manhattan

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C’è un principio di perfezione assoluta, di tempi comici brillanti, di dialoghi estasianti, di prove attoriali di livello, alla base di quello che è ad oggi il miglior film di Woody Allen ed una delle migliori commedie della storia del cinema. C’è tutto l’Allen pensiero, filosofico e sessuale, laico e artistico, umano e magico, ci sono decine e decine di omaggi al cinema del passato, alla musica, alla bellezza dell’arte, c’è un inno all’amore puro e senza frontiere, c’è una lettera d’amore per una città amata e odiata allo stesso tempo. Ed è proprio da qui che si deve partire. Il film si apre con la celeberrima ‘parata’ attraverso la città di New York, tra luci e ombre in un bianco e nero che emozionante. La voce off dice ‘Capitolo primo: adorava New York. La idolatrava smisuratamente’. Basterebbero queste prime poche parole per riassumere l’effetto che la cittadina ha sul cinema e sull’arte di Allen. Allen che, nel film, interpreta Isaac Davis, ex autore televisivo che vuole scrivere il romanzo della vita, ma non trova l’ispirazione. Il film narra delle sue mirabolanti avventure amorose: dall’amore per una ragazza decisamente più giovane di lui, al rapporto con la ex moglie, a quello con la fidanzata di un suo amico. E’ un film d’amore, in cui si ride da matti, si piange. E’ un film che si ama incondizionatamente. Ormai è praticamente impossibile non conoscerlo, poiché il film è stato omaggiato varie volte da molto cinema, soprattutto indipendente americano, e per alcune scene di culto. Dai dialoghi con Mary(la miglior Diane Keaton alleniana, addirittura meglio che in quel capolavoro assoluto che è ‘Io e Annie’) su Ingmar Bergman, alla scena del licenziamento, alle passeggiate con Tracy, ai dialoghi sul matrimonio con il migliore amico del protagonista- Un film eterno, immenso, immancabile nella cineteca di ogni cinefilo o anche solo amante del grande schermo o della commedia americana. Probabilmente è in questo film che Woody Allen diventa veramente Woody Allen: dopo essersi abbandonato al cinema comico, e dopo la virata intellettuale e satirica del già citato ‘Io e Annie’, è grazie a questo film che finalmente può essere inserito nel vocabolario cinematografico il termine ‘alleniano’, per definire i personaggi molto intelligenti, insicuri e con una vita difficile, e per definire le donne un po’ strane, rese bellissime e quasi a livello divino. Allen introduce anche un altro concetto nel suo cinema, quello dell’autobiografismo(ispirato probabilmente a Federico Fellini): il personaggio di Ike Davis è quello in cui Allen mette di più del se stesso autentico e sembra che stia scrivendo il film della sua vita, poiché guardando ‘Manhattan’, sembra davvero di star guardando dentro il mondo di Woody Allen, dentro quello vero. E’ un film perfetto: c’è qualunque cosa, non manca assolutamente niente, gli attori sono tutti in forma smagliante, non solo la Keaton e Allen, ma anche Michael Murphy, il quale aveva già lavorato con Robert Altman, e anche Mariel Hemingway nel ruolo difficile della giovane Tracy. E’ anche un film tenero: indimenticabile l’arrivederci/addio finale tra Ike e Tracy, la quale gli chiede di aspettarlo sei mesi, e soprattutto la scena delle cose per cui vale la pena di vivere, la più famosa dell’intera pellicola e forse la prima cosa a cui si pensa quando si parla di Woody Allen e del suo cinema. Infine, per concludere, ‘Manhattan’ è una lettera d’amore poetica, filosofica, artistica e magica alle donne, ad una citta bellissima ed infine al cinema. Che sentitamente, nella sua carriera, ha ringraziato spesse volte Allen. Si sorvoli sullo scarso appiglio agli Oscar del film, quando nel 1979, con due nomination non riuscì a portarsi a casa nessuno dei premi. Premi che comunque sarebbero stati decisamente poca cosa, rispetto a quello che meriterebbe il film. E che forse il film ha raggiunto e/o raggiungerà: l’immortalità.

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18 Novembre 2011 in Manhattan

Forse solo adesso comincio a vedere Woody Allen così com’è. Dopo “Harry a Pezzi” questo è un altro bellissimo film, iper-logorroico, fatto di dialoghi, scambi, battute, riflessioni, dichiarazioni. Allen è il suo personaggio, intessuto di nevrosi, idiosincrasie personali, demoni privati, confusioni sentimentale e sardonica arguzie. Splendidamente confuso riesce al meglio in questo ruolo che si avvicina molto al recente “Basta che funzioni”.
Matrimoni falliti alle spalle (la situazione descritta nel film è stata ripresa anche dalla serie “Friends” per il personaggio di David Schwimmer), una relazione con una ragazza molto più giovane (e matura…), la stordita inappagabilità del protagonista ed il suo acume tagliente, un insieme potente e azzeccato con uno sfondo affascinante: New York. Allen omaggia la città come in nessun altro (suo) film, con una scelta stilistica superba (il bianco e nero si rivela ancora una volta l’opzione migliore), una serie di scorci e inquadrature da cartolina ed una colonna musicale in tono. Bellissimo il prologo con le luci sfavillanti delle insegne e l’esplosione di fuochi d’artificio.
Brave anche le interpreti, a cominciare da Diane Keaton, sofisticata e conturbante intellettuale in cerca d’amore (vero oppure no..) e Meryl Streep, brava anche in un ruolo minore e mai così bella come qui.

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26 Marzo 2011 in Manhattan

I personaggi di Woody Allen sono lontani mille migli dalla vita reale. Intellettuali, scrittori, artisti, gente così distante dai problemi comuni, da potersi permettere di prestare attenzione a tutte quelle nevrosi e idiosincrasie così tipiche ed umane, ma che la maggior parte delle persone seppelliscono sotto il peso delle responsabilità quotidiane. I personaggi dei suoi film secondo mè piacciono per questo, sono egocentrici ,complicati e interessanti come tutti noi vorremmo essere, se ne avessimo il tempo e la possibilità!
Manatthan è uno dei suoi film più belli, soprattutto per via del modo in cui ha saputo valorizzare la cornice che racchiude la maggior parte dei suoi film: la città-feticcio New York, mai rappresentata in modo così elegante e romantico, fotografata con un bianco e nero meraviglioso.
I temi e i caratteri affrontati sono tipici dei film di Allen. Il principale è l’irrazionalità dei rapporti personali, in particolare amorosi. L’incapacità di riuscire a capire ciò che si vuole e quanto lo si voleva, fin che non lo si ha perduto. Una schizofrenia che procede pari passo con la confusione e lo stress della megalopoli circostante.
Ci sono diversi motivi per vedere i film di Woody Allen. Uno di questi è che, nonostante il taglio pessimistico che assume quasi sempre, non lesina spiragli di benevolenza nei confronti della vita e degli esseri umani. Inoltre sono quei tipi di film- diciamolo- che guardarli ti fanno sentire più intelligente! ma non annoiano perché, motivo che si impone sui precedenti, fanno davvero ridere

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Allen, Gershwin & Co. / 2 Febbraio 2011 in Manhattan

Merita un dieci solo l’inizio. Colonna sonora strabiliante e un Allen ispirato

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