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Man on fire - Il fuoco della vendetta

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Il perdono della pistola / 22 Agosto 2017 in Man on fire - Il fuoco della vendetta

Ho sempre apprezzato i lavori di Tony Scott, in primis lo “Spy Game” della coppia Redford-Pitt, ma stavolta ho davvero faticato a portare a termine la visione (…seconda volta) del film.
La prima parte cerca di ricostruire sommariamente il turbolento passato di un uomo, Denzel Washington, che, per via della sua professione, ha completamente smarrito la fede, perdendo sé stesso e ritrovandosi soltanto nella cara e amata “bottiglia”.
E già qui il film è qualcosa di visto, rivisto e stravisto, nonché di stereotipato e monotono.
Dulcis in fundo l’uomo riesce a ricavare dalla geninuità di una bambina la forza per ripartire da zero, quando improvvisamente anche questa speranza è portata via dalla durezza della vita.
Ora, non critico la scelta della trama, ma il film porta con sé già un forte carico drammatico, perché accentuarlo con una regia “melensa” e una costante (e fastidiosa…) musica di sottofondo?
Radha Mitchell pessima in ogni sua scena, caratterizzata da una drammaticità che risulta in ogni suo secondo finta e costruita. Lo “spiegone” tra Giannini e Walken è poi davvero il culmine dell’orrendo. Insomma il film trasuda ipocrisia fino alla nausea, cercando un idealismo che in realtà si riduce nel solito “perdono con la pistola” (…classico americano).

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UN FUOCO FATUO / 6 Luglio 2017 in Man on fire - Il fuoco della vendetta

“Man on fire” comincia coi presupposti giusti, si sviluppa in modo fastidioso e non termina mai.
La storia è presto detta…un ricca coppia messicana assume una guardia del corpo, per via di una lunga serie di sequestri che stanno avvenendo in città. La guardia del corpo, alcolista e depressa, vede nella figlia della coppia una sorta di redenzione. Ovviamente ben presto la bambina diventa bersaglio di un sequestro.

Stranamente, la prima parte è quella che funziona meglio (almeno per me). La riproposizione del rapporto Heidi/nonno non è male. Il film perde di mordente nella seconda parte…quella che sulla carta è il motivo principale per cui uno guarda “Man on Fire”. La vendetta è noiosa nonostante lo stampo adrenalinico che si cerca di imporre.

La regia di Tony Scott è assolutamente confusionaria e fine a se stessa. Un sacco di inutili effetti digitali, rallenty, velocizzazioni ed inquadrature “sporche” flagellano costantemente la visone dall’inizio alla fine. Fine che non arriva mai…dura la bellezza di due ore e venti ma se di fosse mantenuto solo l’essenziale sarebbe durato appena un oretta.

La colonna sonora va e viene con sonorità sempre diverse che non danno identità all’opera. Addirittura c’è un brano che ricorda il tema del “Gladiatore”.
“Ridley, fai giocare anche tuo fratello” (CiT. Mamma Scott).

Denzel Washington e Dakota Fanning reggono il film sulle loro spalle. Christopher Walker e Mickey Rourke pagano la rata del mutuo e Giancarlo Giannini porta a casa la pagnotta dando sostanza ad un personaggio che non è nemmeno un personaggio.

Io e il buon Tony non ci siamo trovati nemmeno questa volta.

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8 / 13 Maggio 2013 in Man on fire - Il fuoco della vendetta

Ottimo! Film intenso, con una bella trama ed un ottima regia… Forse un pò lunghino ma vale la pena vederlo!

3 Novembre 2011 in Man on fire - Il fuoco della vendetta

Ho qualche dubbio sul fatto che sia tratto da una storia vera; il film si può dividere tranquillamente in due parti.
Nella prima parte si fa la conoscenza del personaggio interpretato da Denzel washington, tormentato nell’animo dal suo passato (o da qualcosa successo nel passato) e che riesce ad aprirsi un pò solo con Christopher Walken. Il lavoro ma soprattutto la bambina Peta interpretata da Dakota Fanning (bravissima e certo non così antipatica come qualche giornale l’ha vista) gli ridanno pian piano una ragione di vita.
Nella seconda parte, dopo il rapimento di Peta, si scatena la furia sanguinaria di Denzel, quasi a un livello tarantiniano.
Il film non è malvagio, anche se il montaggio mi ha dato un pò fastidio; forse un pò brusco il passaggio dall’apparente normalità della prima parte al grand guignol della seconda.
Anche la mancanza di sentimenti (almeno in apparenza) della bambina quando i suoi genitori partono per un viaggio a Detroit…
Brava anche Radha Mitchell (la madre di Peta) già vista in Pitch Black.

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