Recensione su Macbeth

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1 Febbraio 2016

Fare Shakespeare è difficile: difficile perché è un grande poeta, tragediografo, bravissimo eccezionale superbo blablabla ma anche perché (e forse soprattutto perché) è così esageratamente temuto. Recitare Shakespeare significa ODDIO IL BARDO IL PIÙ GRANDE AUTORE DI TUTTI I TEMPI: per un attore e per un regista non è facile fronteggiare una simile pressione! Anche in questo film infatti i personaggi diventano ieratici, cristallini, talmente devoti alla parola del Sommo Inglese che viene da dubitare che sappiano quello che stanno dicendo – e il doppiaggio aumenta ulteriormente il contrasto. Il tentativo di umanizzazione dei personaggi, poi, non fa che peggiorare le cose: mai vista una Lady Macbeth meno Lady Macbeth, svuotata di ogni sorta di brama maligna, sembra una donna sotto stress affetta da depressione post-parto. A rincarare la dose, la fotografia più radical-chic degli ultimi quindici anni, desaturata e pretenziosamente estetica, salvo poi le immancabili trashate come gli schizzi di sangue al ralenti nelle battaglie (ah, sì, le battaglie al ralenti… ovviamente.): ma almeno trucco e scenografie sono deliziosamente, pedissequamente curati.

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