L’eleganza francese / 3 Dicembre 2016 in Il medico di campagna

C’è un certo cinema francese che ha alcune caratteristiche che non perde mai, e che fanno riferimento all’eleganza dei contenuti, e alla loro esposizione umile e stimolante, carica di emotività ma con una certa leggerezza d’animo nella sua visione positiva del mondo. “Il medico di campagna” segue, attraverso il regista Thomas Lilti, la raffinatezza di questo filone, che seppur molto commerciale nel suo essere velatamente ruffiano verso il pubblico, non dimentica di creare contenuto emotivo di un certo livello, sicuramente piacevole. Ecco che i rapporti di solidarietà tra i diversi personaggi del film diventano per noi familiari, ci rasserenano e rassicurano, e quando il protagonista si troverà in difficoltà a causa di una tremenda malattia che lo colpirà, noi tutti staremo dalla sua parte, e vivremo insieme a lui la transizione di qualcosa che sta cambiando. Nella fattispecie l’entrata in scena della dottoressa Nathalie che, venuta dalla città, vuole aiutare Jean-Pierre nel suo lavoro, ma sarà in grado di comprendere che un medico di campagna non è solo un distributore di diagnosi? Come detto la storia si sviluppa elegantemente alimentando quel senso di comunità che si esprime nel quotidiano, nel piccole cose, e nello sforzo delle persone di aver cura del prossimo.
Tirando le somme poi, nel finale, il film non si discosta da una visione coerente di pacatezza e serenità che ha impostato in tutta la sua durata, e questo potrebbe far storcere il naso a chi avrebbe voluto veder culminare un pathos drammatico che comunque aleggiava. A mio parere invece, è la volontà di rimanere fermi nell’umiltà a coronare un film bello proprio per la sua modestia.

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