Recensione su L'uomo nero

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Particolare / 21 Agosto 2012 in L'uomo nero

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Film molto particolare…

e di conseguenza anche la recensione sarà particolare, diversa dal solito, questa volta non saranno sensazioni e pensieri scaturiti dal film ma diretti al film e ai loro protagonisti.

Solitamente dopo la visione di un film ho dei sentimenti discretamente convergenti verso la storia che ho visto o i personaggi che l’hanno composta, questa volta insolitamente, ripeto, i sentimenti sono davvero molto contrastanti.

Quelli di padre sono scocciati, arrabbiati e cattiveriosamente ostili verso la figura del protagonista, un padre anch’esso che per la sua passione dimentica moglie e figlio, trascurandoli in tutto e per tutto inseguendo questo istinto potente che lo associa ad una specifica forma d’arte.

Quelli di essere umano che non si fa tanto intenerire dal caso umano di quest’uomo che si posiziona a metà tra il genio compreso e il perfetto sfigato ma quanto profondamente ammirato e catturato dal genio di una persona che mantiene segreta la sua astuzia a tutti, anche a se stesso e che per una volta non scende a patti con il diavolo pur di guadagnare il furor di popolo, di quello stesso popolo che probabilmente egli stesso reputa ingorante e superficiale, per di più altrettanto probabilmente, a ragione.

La sua più grande vittoria, la sua manifesta superiorità intellettuale la manifesta di nascosto, in silenzio proprio come spesso fanno le persone che sentono di aver capito qualcosa di se stessi o degli altri e che non hanno il bisogno di far sapere agli altri ciò che hanno compreso soltanto per il gusto di darsi un tono o per togliere quel tono al loro prossimo.

Ecco quindi che mi ritrovo combattuto tra condanna e assoluzione verso quest’uomo che probabilmente ha compiuto, sempre secondo il mio modo di vedere la vita, una scelta di troppo;

condannarlo come pessimo padre e marito e disprezzarne l’esistenza per i danni che ha pur forse involontariamente fatto nella vita delle due persone che si sono trovate per scelta o meno a stargli accanto oppure elevarlo ad una di quelle vite dal valore superiore, che passano in silenzio nel mondo del business che sono uno di quei esempi che vale sempre la pena di raccontare per dire che la vita può esser geniale e stimolante se si sceglie di viverla alla ricerca di qualcosa di diverso dal giudizio sempre ignorante e accondiscendente della massa.

Anche la figura della moglie mi affligge un pò, moglie che affoga la sua frustrazione tra una sigaretta e l’altra e tra degli spiccioli pensieri di tradimento e puro, femminile, confronto estetico.

Poi ci sono le figure secondarie come il critico d’arte e il suo avvocato o l’avvenente ricca signora che fa del fascino la sua cultura e che, come quasi tutti i semplici osservatori, può giudicare o per puro senso estetico oppure per propagazione del giudizio più numeroso. Qui è dipinta in modo cattivo ma reale la profonda ignoranza e superficialità dell’essere umano in società che non vuole sforzarsi ne di pensare ne di capire ma che vive appoggiandosi al pensiero e ai comportamenti dei suoi simili;

Mediocrità che diventa una scelta di vita ma che per certo non condanna a morte prematura.

E poi ci sono i luoghi, l’atmosfera e il profumo di un tempo, di un italia che non c’è più oppure che non c’è mai stata, almeno per quel che riguarda la mia vita di quell’italia che forse era meno ricca ma più solida, era meno importante ma con molta più personalità, di quell’italia dove c’era ancora il senso della condivisione e del riuscire a stare bene assieme e dove non era così forte la competizione ad ogni costo e dove si lavorava per costruire e non per sopravvivere.

E’ bello poter guardare certe scene e sentire il profumo delle persone.

Molto interessante in fine è la questione del figlio che sembra assistere alla morte del padre come un semplice osservatore esterno, come un figlio di carta, di regolamento, di documento che non porta dentro di se molti ricordi del padre che non è certamente cresciuto riconoscendo le scelte dello stesso ma che ciò nonostante sembra esser sopravvissuto ugualmente in maniera dignitosa, quasi a far sembrare la figura paterna non così determinante
ma che sembra poi ribaltare completamente il giudizio complessivo sulla figura paterna nel momento in cui si trova difronte all’atto di pura e limpida genialità del padre, come se quella scoperta ridasse valore ad una vita che forse fino a quel momento era meglio accantonare perchè figlia di vergogna e fallimento; come se quella stessa vita ora fosse figlia di astuzia e pura genialità.

Ma si può cambiare opinione in maniera così radicale in così pochi istanti e per un così piccolo gesto?
Onestamente in questo caso, io, non so rispondere..

Ed è proprio in questo contrasto che mi perdo, che non riesco ad esprimere un giudizio che mi possa sembrare equilibrato, non riesco a pesare sulla bilancia pregi e difetti, cose giuste ed errori, gesta e frasi ed è così che questo film mi lascia, con un enorme punto di domanda sulla testa ma con un sacco di dubbi da risollevare su alcune delle mie, fino a quel punto, certezze…

ed è anche così che voglio sentirmi dopo aver visto un film, con un sacco di spunti per pensare e perchè no, a volte anche in difficoltà a capire da che parte guardarli…

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