Recensione su L'uomo che non c'era

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L'uomo che non c'era
Regia:

La normalità stravolta / 31 Maggio 2014 in L'uomo che non c'era

Come le tessere del domino, dove con una spintarella la prima finisce irrimediabilmente per buttare giù tutte le altre, così la mediocre vita di Ed Crane si ritroverà stravolta, lentamente, un pezzo alla volta a causa di un evento specifico. Sebbene il tema del riscatto sociale sia una pratica poco originale nel campo cinematografico, i Coen riescono a differenziarsi dalla massa grazie ad una regia personale e curata.
Senza contare che sono molti gli elementi di L’Uomo Che Non C’era accostabili alle altre pellicole della coppia: la stessa voglia di riscatto sociale, ad esempio, sempre inseguita attraverso la ricchezza materiale (sono quasi sempre i soldi la causa e la soluzione delle vicende degli eroi coeniani) è presente anche in lungometraggi come Fargo o Non è Un Paese Per Vecchi.
Sul piano tecnico, il film si impreziosisce di un bianco e nero che sembra strizzare molto l’occhio al genere noir, oltre che di una colonna sonora gradevole e decisamente azzeccata (i brani al pianoforte che accompagnano le grandi riflessioni di Ed si adattano perfettamente per sottolineare il tono tragico delle vicende).
In un cast molto buono nel complesso, spicca un bravissimo Billy Bob Thornton.

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