Siamo qui in 5 / 19 Ottobre 2016 in Lumière! La scoperta del cinema

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

A parte che ieri mi dicevano che al cinema non c’è nulla, e non è per nulla vero, nonnò col ditino, io disperato che non riesco a stare dietro a tutto. E comunque sono andato a vedere questo. E ricomunque in sala eravamo in cinque. Ed è ciò che di più bello ho visto nell’ultilmo anno *_* con tutta la me**a che la gente va a spararsi al cinema. No dai, c’è gente che guarda Inferno, no kidding. Invece. Da vedere indispensabilmente al cinema, è un collage fatto da un tipo che si occupa del festival di Cannes e dell’Istituto Lumière insieme a Bertrand Tavernier, e che non credo si riconoscerebbe in questa descrizione, mais peu importe. I film della Societé Lumière duravano 50 secondi, girati dapprima da Louis con il fratello Auguste spesso protagonista (è un po’ il baffo Moretti), poi dai loro operatori. Qui ne scorrono 114, ci sono tutti i più famosi che manco te li dico, quasi tutti raccontati dalla voce off di Mastandrea, che mette sempre tenerezza e invece di bebé dice bbebbé. E da il contesto, che dal punto di vista è quasi epica, ma questo è opinabile, e imposta e suddivide lo schermo lungo le linee e i punti e le luci del b/n delle inquadrature, tutte tra 1895 e 1905. C’è una suddivisione in temi, anche se la sostanza è brulichio, folla formicolante, persone, visi, visi, visi, e poi movimento, inizi di messa in scena. Mise en abime, ma non ho i circonflessi. Quasi tutti i giovani che si vedono qui, bom, moriranno in una trincea nella prima guerra mondiale. Ottimismo Stile Di Vita. Io perpetuamente a bocca aperta per l’intera quasi durata, macchine enormi, fantasmagorie con i primi trick di montaggio, avanti, indietro, vitalismo, brulichio?
Io non sono sicuro che il cinema abbia più di tanto futuro (ottimismo! SDV!). Però ha un passato commovente, un impressionismo in nero e bianco, e quegli occhi, quei bimbi, vestiti, documento, storie, Storia, tutto; la tesi di fondo è che il cinema è vita. Lo sa pure Mastandrea e quel tizio là che vive parlando di Lumière, e facendo film su Lumière che faceva film sulla fabbrica Lumière. E su altre migliaia di ogniccosa. N’importe quoi.

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