Recensione su L'ultimo samurai

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“Il fiore perfetto è una cosa rara, se si trascorresse la vita a cercarne uno, non sarebbe una vita sprecata” / 11 Marzo 2012 in L'ultimo samurai

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Il film racconta la fine della millenaria tradizione dei samurai, guidati dal saggio e carismatico leader guerriero Katsumoto (Ken Watanabe). Il capitano Algren (Tom Cruise), fatto prigioniero dei samurai, impara e, spontaneamente, apprezza i valori di questa ammirabile e sofisticata civiltà. Fino a decidere di volerne far parte. (Non ho apprezzato la storia d’amore con la vedova del villaggio, ma è questione di gusti personali). Nella lotta che porterà al tragico epilogo il capitano ritroverà se stesso e si sentirà per la prima volta spiritualmente appagato.
L’inizio del film non è dei più promettenti, con Tom Cruise, nei panni di un alcolizzato, involontariamente ridicolo e quasi patetico. Tuttavia ciò che segue è assolutamente privo di stonature: ambientazioni di grande fascino con paesaggi incantevoli grazie a una scrupolosa cura dell’immagine (la fotografia avrebbe quantomeno meritato una nomination per l’oscar), dialoghi intelligenti e raffinati e una propensione verso l’orientale che fa dimenticare che ci si trova davanti ad un film americano.
Per non parlare degli interpreti, con un Tom Cruise davvero bravo (nonostante l’improbabile performance da sbronzo) anche se la gara di bravura è vinta da Ken Watanabe, nomination come migliore attore non protagonista, assolutamente perfetto in un ruolo che sembra calzargli a pennello.
La morale è piena della saggezza, della bellezza e della potenza delle tradizioni samurai. Da questo punto di vista il film è inequivocabilmente già un piccolo capolavoro culturale. Oltre chè un grande capolavoro cinematografico. “Il fiore perfetto è una cosa rara, se si trascorresse la vita a cercarne uno, non sarebbe una vita sprecata” è la frase più bella del film.

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