Recensione su Amore e guerra

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Provate ancora a pensare che i classici russi siano noiosi, su! / 16 Giugno 2012 in Amore e guerra

Boris: L’omicidio è immorale!
Sonja: L’immoralità è soggettiva.
Boris. Sì, ma la soggettività è oggettiva.
Sonja: Non negli schemi percettivi razionali.
Boris: La percezione è irrazionale! Implica imminenza.
Sonja: Ma il giudizio di ogni sistema o relazione prioritaria dei fenomeni esiste in ogni contraddizione razionale o metafisica o almeno epistemologica, per concetti astratti o empirici come esistere o essere o accadere nella cosa stessa o della cosa stessa!
Boris. Sì, questo è vero, anch’io lo dico sempre…

Chiunque sia ancora convinto che i classici russi diano solo noia, dovrà fare i conti con questo magnifico Allen, tratto in chiave ironica dal capolavoro Guerra e Pace di Lev Tolstoj, con anche alcuni ammiccamenti all’operato di Dostoevskij. Dopo due anni da Il dormiglione, la commedia in cui Allen dà il suo meglio come comico da cabaret, e a pochi anni dalla consacrazione come grande regista di commedie dal grande senso umano, etico, umoristico ed eccentrico, Woody Allen sforna questo capolavoro: Le disavventure di un codardo nella Russia del diciannovesimo secolo. Boris è un giovane leggermente diverso dal resto dei suoi conterranei. Lui vorrebbe scrivere poesie e invece lo mandano a combattere Napoleone; sarebbe innamorato di sua cugina Sonja, ma lei sposa un mercante d’aringhe; quando prova ad avere una relazione con una donna, viene sfidato a duello. Ma allora lì si mette in moto la morale alleniana: se sopravviverà al duello, Sonja(certa di averlo visto morto) lo avrebbe sposato. E invece il buon Boris sopravvive e riceve in dono la sua sposa. Allora, quando Napoleone conquisterà infine la Russia, i due si metteranno in testa di ucciderlo, vivendo molte altre disavventure. Uno dei must della carriera del genio newyorkese ed uno dei film da riscoprire della sua immensa filmografia. Tra dialoghi graffianti, battute di gran classe, ambientazioni da romanzo storico e una sceneggiatura ferrea, che contrappone eventi malinconici a momenti di vero e proprio divertimento, il film è uno dei più riusciti della carriera di Allen. La storia del Boris codardo che infine verrà condannato è raccontata come quella di un esule che dalla sua terra va via per inseguire in realtà il sogno di un amore che non dovrebbe avverarsi e che invece si avvera quando meno ci se lo aspetta. Naturalmente il tutto è vissuto in chiave umoristica e non risulta certo pesante, anzi. Allen sfoga la sua passione per la Russia e per tutta l’Europa in generale, grazie ad una ferrea gamma di citazioni da ogni parte della cultura europea e russa di cui dispone e anche grazie all’ambientazione ungherese, che riesce a dare una diversa sfumatura e profondità all’intera storia. Tra anacronismi scoperti in ritardo da critici e cinefili, un torpiloquio di dialoghi geniali con un profondo senso, non accessibile a tutti: ecco cos’è Amore e guerra. Ed è anche un nuovo modo di fare cinema per l’Allen: Dopo i film puramente comici, finalmente inserisce uno dei temi che diventerà tra i più classici per lui. Naturalmente si parla di amore. L’amore tra Boris e Sonja, dapprima donna solo desiderata, poi sposa, poi complice, in un climax che in realtà è un anti-climax, è anch’esso nella miglior tradizione europea. Effimero, grandioso, eccentrico, geniale, divertente, onirico(come gli incontri con la morte), malinconico e sognante, Amore e guerra è il film che più di altri trova posto nel cuore dei fan di Allen, grazie soprattutto alla sua evidente forza cinematografica. La Keaton non brillava così da Il padrino, e di fianco ad Allen sembra un’attrice eccezionale, e probabilmente lo è davvero. Allen gioca tanto con i personaggi e col film, finendo però con il farlo piacere e farsi grosse risate insieme a tutto il pubblico. Provate ancora a pensare che i classici russi siano noiosi, su!

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