7 Novembre 2013
Il vero senso del grottesco, quello che cercavo in questo film fin dai primi minuti, è emerso solo nella seconda metà della pellicola, altrimenti eccessivamente troppo sopra le righe per “suonare” sinceramente divertente: il dettaglio dei paletti in ferro battuto piegati da una nervosa Louise, quello del siparietto all’interno dell’agriturismo e quello del nano-dietro-il-nano, per esempio, potrebbero suonare insignificanti, ma confesso che mi hanno fatto ridere di gusto.
La definitiva caratterizzazione dei protagonisti, in particolare di Louise, avviene, con piacere dello spettatore (me, nello specifico), dopo il disvelamento dell’uno all’altra delle rispettive sessualità: entrambi i personaggi acquisiscono, finalmente, una definitiva terza dimensione.
Peccato che questo “spessore” tardi tanto ad arrivare.
Bella fotografia e… che belle facce quelle di Yolande Moreau e Bouli Lanners!
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