Gradevolmente toccante / 29 Giugno 2020 in Lontano lontano

Ho in grande simpatia il cinema di Gianni Di Gregorio, la sua attenzione per il racconto di quotidianità tipicamente italiane diffuse eppure invisibili alla narrazione cinematografica più battuta che hanno per protagonisti persone di mezza età o anziane, una fascia anagrafica molto spesso trascurata o descritta con disattenzione e/o stereotipi. Le persone anziane di De Gregorio sono gli Umberto D. dei nostri giorni: hanno problemi reali, comuni, condivisibili, di natura economica e affettiva e, sempre, nel tentativo di risolverli, dimostrano l’importanza della comunità, cioè del fare comune, della reciproca e mutua assistenza.

Dopo l’incerto Buoni a nulla (2014), il film di Di Gregorio che, finora, mi ha convinto di meno, Lontano lontano è un racconto inscritto perfettamente nel solco dolceamaro della filmografia del regista, attore e sceneggiatore romano (collaboratore di Matteo Garrone ai tempi di Estate romana, Primo amore e Gomorra). Il film parla della capacità di invecchiare dignitosamente, nutrendo speranze, immaginando alternative, facendo piccole e nuove scoperte, cioè praticando attività materiali, emotive e cerebrali che la società sembra precludere agli individui, da una certa età in poi.

Lontano lontano non è quella gemma inaspettata che è Pranzo di Ferragosto (2008), ma è comunque un film gradevolmente toccante, compiuto nella narrazione, realizzato con competenza ed efficacia, interpretato da ottimi attori.
La storia presenta un piccola gamma di pensionati (o “circa”) che si rapporta con un mondo costoso e complesso e legami difficili da sciogliere.
Il personaggio interpretato da Di Gregorio, il Professore, è il “solito” Gianni (così si chiamano tutti i suoi alter ego nei film precedenti), un topos collaudato e, dal punto di vista narrativo, vincente, di gentilezza, timidezza e bicchieri di vino.
Bravi ed estremamente in parte anche Giorgio Colangeli (Giorgetto) ed Ennio Fantastichini (Attilio), qui alla sua ultima interpretazione prima della prematura scomparsa avvenuta nel dicembre 2018.
Benché la sua sia una piccola apparizione, efficacissimo, elegante e divertente anche Roberto Herlitzka.
E, poi, tra i protagonisti, c’è Roma, fotografata con affetto, fra Trastevere e la periferia di Tor Tre Teste, assolata, amante pigra, distratta e indolente, ma difficile da lasciare.

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