Recensione su Locke

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Andavo a cento all’ora. / 1 Maggio 2014 in Locke

(Sei stelline e mezza)

Il viaggio come abusata metafora dell’esistenza umana è, qui, non solo contesto narrativo, ma vero e proprio strumento che contribuisce efficacemente alla meccanica del racconto: una traversata notturna attraverso un territorio indecifrabile, privo di punti di riferimento (esclusi quelli offerti da una segnaletica stradale comunque quasi illeggibile per lo spettatore e da un GPS che sembra mostrare sempre lo stesso squarcio di autostrada), compiuta all’interno di un abitacolo-prigione collegato solo grazie ad un telefono cellulare con il mondo esterno (più proiezione mentale, a tratti, che realtà fisica), è un mezzo interessante e ben sfruttato nel dipanare la curiosa vicenda e la psicologia dell’unico personaggio in scena.

La sua ostinazione nel voler fare “la cosa giusta” in un preciso momento della propria vita suona forse un po’ troppo ideale, eroica per certi versi, giusta ma forse (cinicamente parlando, visto il motivo per cui manda a monte lavoro e vita privata) esagerata. Questo suo versante superomistico spinge la platea a parteggiare naturalmente per lui, benché, sottotraccia, permanga una certa incomprensione nei confronti di detta scelta.
Il sacrificio che Locke mette in atto sfiora un martirio che parrebbe ridimensionabile, se non evitabile e, di fondo, è questa esagerazione, per l’appunto, che, personalmente, non mi ha convinta del tutto.

Detto ciò, il film si lascia guardare con piacere, Hardy è sufficientemente convincente, l’ansia suscitata dalla pellicola è notevole.
Non ho apprezzato, invece, il doppiaggio italiano: i dialoghi sembravano meccanici, artefatti, ed i doppiatori mi sono parsi “fuori forma”. In particolare, poi, le voci di Donal e Bethan suonano troppo giovani per corrispondere a personaggi anagraficamente maturi come quelli affidati loro.

4 commenti

  1. Mrs Pignon / 15 Maggio 2015

    Ho visto ieri il film, ho dato sette(sono di manica larga con i voti), concordo con la tua analisi. Un film che lascia in sospeso tante questioni umane che sono personali. Non c’è niente di nuovo, ma le miserie umane sono sempre le stesse.
    Voto 4 al doppiaggio!!! Hai detto tutto te!
    🙂

  2. giannipatrasso / 13 Settembre 2015

    esatto Stefania l’ansia è parecchia!!

  3. lotusflower / 26 Luglio 2016

    Guarda, posso garantire che la versione in lingua originale “prende” molto di più. Fortunartamente non mi sono scontrata con la versione doppiata, mi è bastato il trailer.

    • Stefania / 26 Luglio 2016

      @lotusflower: sicuramente, nella v.o. l’interpretazione in solitaria ci guadagna parecchio, dovrei rivederla così. Come dovrei rivedere in lingua originale anche il recente Legend, sempre con Tom Hardy, dato che gioca proprio sulle sue diverse modulazioni vocali: nonostante l’impegno del suo doppiatore e la fisicità dell’attore che, a suo modo, parla da sola, credo che si possa davvero apprezzare un’interpretazione del genere solo attraverso l’edizione originale.

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