ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama
Il titolo e protagonista è questo tizio che a un certo punto esce dal cantiere dove lavora, si leva gli stivaloni antinfortunistica, prende la macchina e parte per Londra. Così, peccato che dietro si lasci un cantiere, di cui è responsabile, che proprio la mattina seguente deve ospitare la più grande colata di cemento mai vista (che boh, magari a sentire questa cosa qualcuno del ramo squirta), con in ballo troppiaia di dollah. O sterle. Ma lui deve andare a Londra, dove una tizia che ha farcito (sì, farcita u_u) sta per partorire, e comincia a fare migliaia di chiamate. Alla tizia, alla moglie a cui dice “tesoro guarda, ho farcito una, ero sbronzo”, che ovviamente la prende bene e sviene, ai figli, al suo capo, che pure sviene, al suo sottoposto che deve fare tutto quello che non ha fatto lui per salvare la colata seguendo le istruzioni al telefono, manco fosse Ambra, a Chi l’ha visto?, a qualcun altro che non ricordo.
Come se non bastasse, quando per due minuti non parla al telefono, gli si accende nella testa un dialogo immaginario col padre, che doveva essere si evince proprio una testa di ca**o, ed è sempre tutta colpa dei genitori, e in questi casi lui mattarello strepita con l’invisibile fantasma nello specchietto retrovisore. Pur sempre un intero film, e di un’ora e mezza diamine, su di una persona in macchina di notte, e sta in piedi e non barcolla neanche un po’, segno di una sceneggiatura non a prova di bomba ma studiata e limata come se si facesse più spesso sarebbe bello. Se ne evince solo un po’ che i muratori siano tutti stupidi – che aspettava lui a chiedere i permessi per far passare i suoi tir di cemento, la Besana strega strana? No, devono mettersi a telefonare di notte agli assessori. Che è più divertente. E il vice poi.
Evidentemente Tommy si fa il pezzone di bravura, visto che tutto è lui-centrico, e saper recitare ca**oseaiuta.
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