Lo scafandro e la farfalla

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Lo scafandro e la farfalla

Gli ultimi anni di vita del giornalista francese Jean-Dominique Bauby: rimasto quasi completamente paralizzato a causa di un ictus, grazie al solo battito di una palpebra riuscì a dettare lo struggente racconto della sua lotta quotidiana per comunicare. Vincitore di vari premi tra cui quello per la miglior regia al Festival di Cannes 2007.
laschizzacervelli ha scritto questa trama

Titolo Originale: Le Scaphandre et le Papillon
Attori principali: Mathieu Amalric, Emmanuelle Seigner, Marie-Josée Croze, Anne Consigny, Patrick Chesnais, Niels Arestrup, Olatz López Garmendia, Jean-Pierre Cassel, Marina Hands, Max von Sydow, Isaach De Bankolé, Emma de Caunes, Jean-Philippe Écoffey, Gérard Watkins, Nicolas Le Riche, Théo Sampaio, Fiorella Campanella, Talina Boyaci, Anne Alvaro, Françoise Lebrun, Zinedine Soualem, Laure de Clermont-Tonnerre, Agathe de La Fontaine, Marie Meyer, Ilze Bajare, Anna Chyzh, Lenny Kravitz, Michael Wincott, Mostra tutti

Regia: Julian Schnabel
Sceneggiatura/Autore: Ronald Harwood
Colonna sonora: Paul Cantelon
Fotografia: Janusz Kamiński
Costumi: Olivier Bériot
Produttore: Kathleen Kennedy, Jon Kilik, Pierre Grunstein, Léonard Glowinski, Jim Lemley
Produzione: Francia, Usa
Genere: Drammatico, Biografico
Durata: 112 minuti

Dove vedere in streaming Lo scafandro e la farfalla

Essere prigionieri del proprio corpo / 3 Settembre 2013 in Lo scafandro e la farfalla

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Bellissimo!
Toccante.
Irritante e frustrante!
Pura emozione!
La storia Jean-Dominique Bauby, capo redattore di “ELLE”, intrappolato dentro il suo stesso corpo a causa di un ictus che gli ha totalmente scollegato il cervello dal resto del corpo. Unico modo di comunicare con il mondo esterno è il suo battito di ciglia (le ali della farfalla dentro un corpo da scafandro).
Viviamo dentro la testa, i pensieri, i drammi, le emozioni, i rimpianti e i sentimenti di Jean e vengono in mente tante domande a cui però non si possono dare risposte.
Un film bellissimo, mai retorico ma molto importante.
Ognuno ha poi la propria visione della vita, cosa sia e come deve essere vissuta.
Non ci sono condanne ne giudizi.
Lo spettatore vive questo dramma nella testa del protagonista e vive le sue angosce e il suo dolore.
Stupendo!
Molto difficile e duro da vedere ma non si può perdere, non si deve perdere.
Ad maiora!

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L’umanità è Jean-Do e la sua palpebra. / 16 Giugno 2012 in Lo scafandro e la farfalla

Come si realizza un film incentrato su una storia di terribile realtà senza cadere incredibilmente nel retorico, nel patetico e nel pietoso? Julian Schnabel, di professione pittore, si cimenta dietro la regia di un film particolare, che prova a dare un senso al nostro rapporto con gli altri e con la Natura, partendo da un qualcosa che potrebbe distoglierci dalla natura stessa, come un male. Lo scafandro e la farfalla è un film solare, bellissimo, straordinario, che non si serve della malattia per fare morale, ma che anzi, grazie proprio alla malattia cerca di ricrearsi, di reinventarsi, di ritrovare se stessi e gli altri. Ricorda da vicino gli esperimenti di Kitano, questo splendido affresco interculturale sulla infinita speranza in cui stipare i momenti buii della vita. Ma partiamo dal principio. Jean-Dominique Bauby si è appena risvegliato da uno stato di coma. Ha perso possesso del suo corpo e riesce solamente a comunicare con l’esterno grazie alla sua palpebra sinistra. Dopo un iniziale e comunque sostenibile sconforto, l’uomo comincia ad abituarsi alla sua condizione e nei maggiori momenti di sconforto può sempre rifugiarsi nell’unico posto che nessuno potrà mai distruggere: la sua mente. L’uomo, infatti, comincia a ripensare a momenti lieti, facendo un lento e difficile percorso a ritroso nella sua esistenza, per capire veramente chi lui sia e riuscire a ritrovarsi nella sua nuova condizione. Il film è fiero nella sua divisa ufficiale e soprattutto ha un pregio che molti film che trattano lo stesso argomento dovrebbero avere: non si schiera mai, lascia scegliere tutto e comunque allo spettatore che attento, potrà decidere da che parte stare. Il dilemma principale non è, come potrebbe sembrare, quello tra vita ed eutanasia. La forza della vita è certo determinante in situazione come questa, ma è anche e soprattutto la volontà umana a gestirla bene e a sapere dove fermarsi, soprattutto, cosa un uomo può e non può fare in una situazione come quella. Schnabel non dà mai certezze, ma si supera, realizzando un bellissimo e commovente ritratto di personalità umana lontano dagli stereotipi del caso e perennemente attratto dalla voglia di raccontare storie realiste, il regista, riesce anche a dare una sua interpretazione visiva del mondo: una giostra di colori, in cui c’è chi scende e c’è chi sale. Se Sali, ben venga. Se scendi, tenta in tutti i modi di tenerti aggrappato per non dover davvero scendere. Considerato una risposta americana a Mare Dentro(che al confronto appare solo un moscerino da schiacciare), il film è interpretato da un attore straordinario nel ruolo del protagonista, che ci dà una prova incredibilmente umana per un ruolo veramente molto difficile. Tra flashback e sviluppi temporali, il film si muove soprattutto nell’interiorità di Jean-Do, offrendo una panoramica sui suoi sentimenti e sui suoi pensieri, ovvero su tutto quello che non si riesce a vedere, ad occhio nudo, in un semplice battito di palpebra. Il film è lontano da ogni moralismo. Jean-Do non è né considerato come elephant man, né come povero malato, ma bensì viene considerato come uomo, capace di scrivere(di dettare con le palpebre) un romanzo che dovrebbe uscire nel film, proprio con il titolo del film stesso. E mai titolo fu più adeguato: nel romanzo autobiografico da cui il film prende spunto, c’è scritto “L’occhio diventa la soglia che permette al pesante e inerte scafandro del suo corpo di liberare ,anche se faticosamente, la farfalla del pensiero”. In conclusione, Lo scafandro e la farfalla è un film oltre che, come già detto, bellissimo e molto commovente, soprattutto umano. Ed è proprio l’umanità, quel valore che il cinema di questo genere dovrebbe riscoprire. L’umanità, che non va scambiata con la voglia di far pietà. L’umanità è altro. L’umanità è Jean-Do e la sua palpebra.

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20 Maggio 2011 in Lo scafandro e la farfalla

Sul film

“Le Scaphandre et le Papillon”, l’incredibile film di Shnabel sull’incredibile storia vera di un uomo alle prese con la vita, in ogni sua forma. Empatico ed epidermico.

Sulla regia di Julian Schnabel

Pochi riuscirebbero a farti calare nello SCAFANDRO, la sua regia appunto rende tutto molto tangibile. In quel momento eravamo un po’ tutti sott’acqua

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