Recensione su Piccole donne

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Una piacevole sorpresa / 31 Agosto 2020 in Piccole donne

E’ un gran bel film femminile, la Gerwing riesce a riscrivere e a rendere attuale una storia molto lontana da noi che poteva risultare di un noia mortale come molti film fine anni ’90 inizio 2000 in costume (non parlo per forza di Ragione e sentimento ma è un buonissimo esempio). Si passa dal registro comico, al drammatico si piange e si ride e devo dire che la regista usa bene la macchina da presa. Il film prende in esame due libri piccole donne e piccole donne crescono, il primo è raccontato a flashback con una fotografia più luminosa e colori dei vestiti vivaci, mentre il presente ha una fotografia più desaturata. In realtà la Gerwing mischia oltrew i libri la vita vera della scrittrice con quella di Joe, e di fatto quelli che noi crediamo essere i ricordi sono la scrittura stessa del libro. Quindi a metà tra l’autobiografia e finzione si muove la storia, rendendo più umane queste ragazze, a volte anche infantili e divertenti (la scena del taglio di capelli esilarante). Su tutte spicca la Ronan che interpreta alla perfezione il ruolo lanciandosi alla fine su un monologo su cosa voglia dire essere donna oggi e non rientra in certi schemi, vero ora come allora. A differenza delle altre trasposizioni il film racconta tutte quattro le sorelle in maniera quasi equa e per me è stata una sorpresa la Pugh (Amy) ruolo difficile che poteva risultare antipatico ma al contrario nella sua frivolezza ruba la scena a tutti. La Streep c’è poco ma quando c’è nel ruolo di March illumina la pellicola con battute al vetriolo che poi tanto battute non sono. Timotee CHalamet pare come sempre uscito dall’800 quindi perfetto nel ruolo del friendzonato per eccellenza.
Per quanto riguarda Meg intrepretata dalla Watson è il ruolo che mi è piaciuto di meno, e l’ho trovato davvero recitato male, spiccando in mezzo a tante ottime performance.
Un intreccio metacinematocrafico per così dire davvero interessante e la regista si è liberata da una forzatura che come spiegato nel film, era imposta dalla casa di produzione cambiando quindi il finale dell’opera, rendendolo più vicino alla vita della Alcott
Rimane interessante tutto il discorso su cosa significhi essere donna, e ci viene mostrata 4 modi diversi di esserlo, che amare non esclude essere meno donna, come non amare e scegliere una strada percorsa e battuta più da uomini che dal “sesso debole”. E qui la Gerving sceneggiatrice e soprattuto regista veicola e si sovrappone a Joe: dice la nostra eroina le donne non sono solo belle hanno molto di più dentro hanno anima, cuore cervello ecc, esattamente come la regista che è passata dal ruolo di attrice appunto ad un lavoro battuto e percorso da uomini prevalentemente, e dice io posso esserlo come Joe poteva essere un scrittrice in un modo maschile, il tutto è detto senza falsa retorica o seguendo un femminismo spicciolo. Ottima visione veramente una bella sorpresa, anche per un uomo come me che di solito è allergico a questo tipo di film.

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