Recensione su Piccole donne

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La spiegazione del finale di Piccole donne di Greta Gerwig / 28 Novembre 2021 in Piccole donne

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Greta Gerwig ha sentito il bisogno di riproporre alle nuove generazioni la storia delle sorelle March creata nella seconda metà del XIX secolo dalla scrittrice Louise May Alcott, suggerendo uno sviluppo (quasi) alternativo della nota quadrilogia letteraria, per dare alla Alcott “un finale che le sarebbe piaciuto” (come dichiarato in una conversazione con il collega Rian Johnson https://tinyurl.com/4yc8wxs6).

Il film si concentra sui primi due libri della Alcott, Piccole donne (1868) e Piccole donne crescono (1869). Rispetto alle altre trasposizioni cinematografiche di questi classici per ragazzi, la sceneggiatura della Gerwig contempla l’uso del flashback e la narrazione del film inizia in media res, con Jo (Saoirse Ronan) a New York, impegnata ad affermarsi come scrittrice.

Presente e passato abbastanza recente si intrecciano continuamente e vengono portati in scena tutti i momenti salienti dei famosi romanzi della Alcott: la nascita dell’amicizia con Laurie (Timothée Chalamet), i vari “scontri” tra Jo e Amy (Florence Pugh), il clamoroso taglio dei capelli di Jo, la morte di Beth (Eliza Scanlen), ecc.
Alcuni dettagli sono stati svecchiati e modernizzati (per esempio, Jo e Laurie quasi pogano, ballando; Jo indossa dei pantaloni, sotto le gonne; c’è qualche momento -molto didascalico- antisegregazionista e antirazzista).
Ciò che la Gerwig ha deciso di modificare in modo emblematico è il finale.

Sullo schermo, la sovrapposizione temporale si assottiglia fino ad annullarsi e, infine, dividersi in due tronconi, grazie ai quali il pubblico finisce per assistere a due finali: quello del romanzo autobiografico che Jo riesce a pubblicare (A) e quello del film (B).
Il finale A mostra Jo correre dietro a Friedrich Baer (Louis Garrel). Viene sottinteso il matrimonio tra i due e viene raccontata la creazione della scuola di Jo nella casa della zia March (Meryl Streep), in cui tutte le sorelle e Baer sono coinvolti.
Il finale B mostra Jo al cospetto del suo editore che tratta sul compenso relativo a un romanzo che potrebbe diventare un bestseller. Per ottenere le condizioni migliori, Jo accetta di modificare il finale e, accondiscendendo alle richieste dell’editore (e del mercato), cede sul destino della protagonista e accetta di farla maritare.

A sua volta, il doppio finale del film si presta ad almeno due interpretazioni:
1. la Jo del film ha scritto un romanzo che si basa sulle sue esperienze personali. Però, lo vende con un finale diverso rispetto a quanto accaduto nella “realtà”.
Cioè, lei non ha sposato Baer (e Baer, in questo senso, è mai esistito?), ma ha concesso al proprio alter ego letterario un matrimonio socialmente convenzionale, immaginando che questo possa rappresentare un grimaldello per scardinare le menti e instillare sottotraccia nell’immaginario collettivo una serie di figure femminili rivoluzionarie.
A questo punto, sorge un dubbio spontaneo: quanto c’è di vero, nel resto della storia proposta in forma di romanzo dalla Jo del film? Quanto è “realmente” accaduto e quanto è frutto dei suoi desideri protofemministi?
In questo senso, inoltre, credo che la Jo che vede pubblicato il libro Piccole donne sia esattamente la Alcott (mi pare che il suo nome non venga mai pronunciato, nelle scene iniziali e finali in cui si presenta dall’editore).
2. (ipotesi meno probabile -vista l’espressione particolarmente soddisfatta di Jo, nell’ultima sequenza- perché indebolirebbe la forza dell’idea della Gerwig) la Jo del film ha scritto un romanzo che si basa sulle sue esperienze personali. Si è sposata con Baer, come nel romanzo della Alcott, ma prova comunque a vendere il romanzo con un finale diverso rispetto a quanto accaduto nella “realtà”. Infine, scende a compromessi, pur di venderlo, ma è convinta di poter instillare sottotraccia nell’immaginario collettivo una serie di figure femminili rivoluzionarie.

Qualunque sia l’interpretazione del finale “alternativo” così come è stato concepito dalla Gerwig, lo “scopo definitivo” della Jo del film è identico: resta da capire a quale versione fa più piacere credere.

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