Piccole donne

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Piccole donne

Dai romanzi di Louisa May Alcott. Durante la Guerra Civile Americana, le quattro giovani sorelle March diventano grandi, scoprendo la bellezza e le complicazioni della vita.
Stefania ha scritto questa trama

Titolo Originale: Little Women
Attori principali: Saoirse Ronan, Florence Pugh, Emma Watson, Eliza Scanlen, Laura Dern, Timothée Chalamet, Meryl Streep, Tracy Letts, Bob Odenkirk, James Norton, Louis Garrel, Jayne Houdyshell, Chris Cooper, Rafael Silva, Mason Alban, Emily Edström, Maryann Plunkett, Hadley Robinson, Lonnie Farmer, Charlotte Kinder, Ana Cruz Kayne, Edgar Damatian, Erin Rose, Lizzie Short, Dash Barber, Edward Fletcher, Sasha Frolova, David J. Curtis, Abby Quinn, Harper Pilat, Eowyn Young, Lucy Austin, Bill Mootos, Lewis D. Wheeler, Jen Nikolaisen, Jonathon Acorn, Lilly Englert, J.M. Davis, Tom Kemp, Anthony Estrella, Adrianne Krstansky, Sophia Gialloreto, Lily Gavin, Finola Weller Baldet, Flannery Gregg, Tony Tucker, Joanne Caidor, Rosario Guillen, Lily Peterson, Jared Reinfeldt, Amber Rothberg, Mostra tutti

Regia: Greta Gerwig
Sceneggiatura/Autore: Greta Gerwig
Colonna sonora: Alexandre Desplat
Fotografia: Yorick Le Saux
Costumi: Jacqueline Durran, Amy Andrews, Caroline Errington
Produttore: Arnon Milchan, Denise Di Novi, Robin Swicord, Adam Merims, Amy Pascal, Evelyn O'Neill, Rachel O'Connor
Produzione: Usa
Genere: Drammatico, Storia, Romantico
Durata: 135 minuti

Dove vedere in streaming Piccole donne

Infantilismo esasperato / 8 Gennaio 2022 in Piccole donne

Un infantilismo esasperato; episodi strappalacrime; l’eccesso stucchevole di buoni sentimenti, che culmina nella grottesca visione finale di felicità e armonia: Piccole donne di Greta Gerwig è tutto questo. Certo, così è in parte anche la sua fonte; ma davvero non c’era nel libro della Alcott nulla di più interessante cui dare maggiore risalto? Il film accenna a un abbozzo di polemica sul ruolo delle donne in una società ancora patriarcale – un tema su cui la Alcott era in anticipo sui tempi – ma lo fa senza alcun mordente. Forse sarebbe stato più onesto etichettare il film come rivolto a un pubblico non adulto, e risparmiare allo spettatore maggiorenne due ore e un quarto di melensaggini.

Anche cinematograficamente la Gerwig ha poco di interessante da dire: le due linee temporali lungo cui si dipana la vicenda sono spesso difficili da distinguere di primo acchito, rendendo il film un puzzle in cui decifrare minuscoli indizi. Non ho nulla contro queste trovate formali, anzi; ma devono essere eseguite con competenza.

A salvare il film dalla rotta completa ci pensano gli attori protagonisti: Timothée Chalamet si cala nella parte di Laurie con una facilità impressionante, mentre Saoirse Ronan rende credibile il fascino che promana da Jo March – e non solo grazie al suo bel viso.

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La spiegazione del finale di Piccole donne di Greta Gerwig / 28 Novembre 2021 in Piccole donne

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Greta Gerwig ha sentito il bisogno di riproporre alle nuove generazioni la storia delle sorelle March creata nella seconda metà del XIX secolo dalla scrittrice Louise May Alcott, suggerendo uno sviluppo (quasi) alternativo della nota quadrilogia letteraria, per dare alla Alcott “un finale che le sarebbe piaciuto” (come dichiarato in una conversazione con il collega Rian Johnson https://tinyurl.com/4yc8wxs6).

Il film si concentra sui primi due libri della Alcott, Piccole donne (1868) e Piccole donne crescono (1869). Rispetto alle altre trasposizioni cinematografiche di questi classici per ragazzi, la sceneggiatura della Gerwig contempla l’uso del flashback e la narrazione del film inizia in media res, con Jo (Saoirse Ronan) a New York, impegnata ad affermarsi come scrittrice.

Presente e passato abbastanza recente si intrecciano continuamente e vengono portati in scena tutti i momenti salienti dei famosi romanzi della Alcott: la nascita dell’amicizia con Laurie (Timothée Chalamet), i vari “scontri” tra Jo e Amy (Florence Pugh), il clamoroso taglio dei capelli di Jo, la morte di Beth (Eliza Scanlen), ecc.
Alcuni dettagli sono stati svecchiati e modernizzati (per esempio, Jo e Laurie quasi pogano, ballando; Jo indossa dei pantaloni, sotto le gonne; c’è qualche momento -molto didascalico- antisegregazionista e antirazzista).
Ciò che la Gerwig ha deciso di modificare in modo emblematico è il finale.

Sullo schermo, la sovrapposizione temporale si assottiglia fino ad annullarsi e, infine, dividersi in due tronconi, grazie ai quali il pubblico finisce per assistere a due finali: quello del romanzo autobiografico che Jo riesce a pubblicare (A) e quello del film (B).
Il finale A mostra Jo correre dietro a Friedrich Baer (Louis Garrel). Viene sottinteso il matrimonio tra i due e viene raccontata la creazione della scuola di Jo nella casa della zia March (Meryl Streep), in cui tutte le sorelle e Baer sono coinvolti.
Il finale B mostra Jo al cospetto del suo editore che tratta sul compenso relativo a un romanzo che potrebbe diventare un bestseller. Per ottenere le condizioni migliori, Jo accetta di modificare il finale e, accondiscendendo alle richieste dell’editore (e del mercato), cede sul destino della protagonista e accetta di farla maritare.

A sua volta, il doppio finale del film si presta ad almeno due interpretazioni:
1. la Jo del film ha scritto un romanzo che si basa sulle sue esperienze personali. Però, lo vende con un finale diverso rispetto a quanto accaduto nella “realtà”.
Cioè, lei non ha sposato Baer (e Baer, in questo senso, è mai esistito?), ma ha concesso al proprio alter ego letterario un matrimonio socialmente convenzionale, immaginando che questo possa rappresentare un grimaldello per scardinare le menti e instillare sottotraccia nell’immaginario collettivo una serie di figure femminili rivoluzionarie.
A questo punto, sorge un dubbio spontaneo: quanto c’è di vero, nel resto della storia proposta in forma di romanzo dalla Jo del film? Quanto è “realmente” accaduto e quanto è frutto dei suoi desideri protofemministi?
In questo senso, inoltre, credo che la Jo che vede pubblicato il libro Piccole donne sia esattamente la Alcott (mi pare che il suo nome non venga mai pronunciato, nelle scene iniziali e finali in cui si presenta dall’editore).
2. (ipotesi meno probabile -vista l’espressione particolarmente soddisfatta di Jo, nell’ultima sequenza- perché indebolirebbe la forza dell’idea della Gerwig) la Jo del film ha scritto un romanzo che si basa sulle sue esperienze personali. Si è sposata con Baer, come nel romanzo della Alcott, ma prova comunque a vendere il romanzo con un finale diverso rispetto a quanto accaduto nella “realtà”. Infine, scende a compromessi, pur di venderlo, ma è convinta di poter instillare sottotraccia nell’immaginario collettivo una serie di figure femminili rivoluzionarie.

Qualunque sia l’interpretazione del finale “alternativo” così come è stato concepito dalla Gerwig, lo “scopo definitivo” della Jo del film è identico: resta da capire a quale versione fa più piacere credere.

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Altra trasposizione cinematografica del romanzo di Luis Mary Alcott / 11 Marzo 2021 in Piccole donne

1868.
A New York Jo March (Saoirse Ronan) cerca di vendere alcuni racconti a un editore locale; tornata
a casa riceve un telegramma dalla sorella Meg (Emma Watson) che la prega di tornare a casa perchè
le condizioni di Beth (Eliza Scanlen) sono peggiorate. Nel frattempo a Parigi Amy (Florence Pugh), dove vive con la zia March (Meryl Streep), cerca di inseguire il sogno di diventare pittrice.
Narrazione particolare che parte dalle piccole donne già adulte e poi attraverso i ricordi di Jo rivanga il passato (di sette anni prima), con l’amicizia con il sig. Laurence (Chris Cooper) e suo nipote Laurie (Timothee Chalamet) che conquisterà il cuore delle sorelle.
Film interessante, alterna momenti divertenti ad altri più seri (e tristi); non faccio paragoni con il precedente film del 1994 ma le attrici mi sono sembrate azzeccate. Inoltre interessanti la scelta di mantenere le stesse attrici per i ruoli nonostante il saltellare nel tempo.
Nel resto del cast da citare Laura Dern nei panni della madre delle Piccole Donne, Louis Garrel
è Friedrich, l’amico di Jo.

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Una piacevole sorpresa / 31 Agosto 2020 in Piccole donne

E’ un gran bel film femminile, la Gerwing riesce a riscrivere e a rendere attuale una storia molto lontana da noi che poteva risultare di un noia mortale come molti film fine anni ’90 inizio 2000 in costume (non parlo per forza di Ragione e sentimento ma è un buonissimo esempio). Si passa dal registro comico, al drammatico si piange e si ride e devo dire che la regista usa bene la macchina da presa. Il film prende in esame due libri piccole donne e piccole donne crescono, il primo è raccontato a flashback con una fotografia più luminosa e colori dei vestiti vivaci, mentre il presente ha una fotografia più desaturata. In realtà la Gerwing mischia oltrew i libri la vita vera della scrittrice con quella di Joe, e di fatto quelli che noi crediamo essere i ricordi sono la scrittura stessa del libro. Quindi a metà tra l’autobiografia e finzione si muove la storia, rendendo più umane queste ragazze, a volte anche infantili e divertenti (la scena del taglio di capelli esilarante). Su tutte spicca la Ronan che interpreta alla perfezione il ruolo lanciandosi alla fine su un monologo su cosa voglia dire essere donna oggi e non rientra in certi schemi, vero ora come allora. A differenza delle altre trasposizioni il film racconta tutte quattro le sorelle in maniera quasi equa e per me è stata una sorpresa la Pugh (Amy) ruolo difficile che poteva risultare antipatico ma al contrario nella sua frivolezza ruba la scena a tutti. La Streep c’è poco ma quando c’è nel ruolo di March illumina la pellicola con battute al vetriolo che poi tanto battute non sono. Timotee CHalamet pare come sempre uscito dall’800 quindi perfetto nel ruolo del friendzonato per eccellenza.
Per quanto riguarda Meg intrepretata dalla Watson è il ruolo che mi è piaciuto di meno, e l’ho trovato davvero recitato male, spiccando in mezzo a tante ottime performance.
Un intreccio metacinematocrafico per così dire davvero interessante e la regista si è liberata da una forzatura che come spiegato nel film, era imposta dalla casa di produzione cambiando quindi il finale dell’opera, rendendolo più vicino alla vita della Alcott
Rimane interessante tutto il discorso su cosa significhi essere donna, e ci viene mostrata 4 modi diversi di esserlo, che amare non esclude essere meno donna, come non amare e scegliere una strada percorsa e battuta più da uomini che dal “sesso debole”. E qui la Gerving sceneggiatrice e soprattuto regista veicola e si sovrappone a Joe: dice la nostra eroina le donne non sono solo belle hanno molto di più dentro hanno anima, cuore cervello ecc, esattamente come la regista che è passata dal ruolo di attrice appunto ad un lavoro battuto e percorso da uomini prevalentemente, e dice io posso esserlo come Joe poteva essere un scrittrice in un modo maschile, il tutto è detto senza falsa retorica o seguendo un femminismo spicciolo. Ottima visione veramente una bella sorpresa, anche per un uomo come me che di solito è allergico a questo tipo di film.

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Mah… / 7 Aprile 2020 in Piccole donne

Serviva davvero un altro remake?!
Brave le attrici, si, bello e ben fatto… ma basta!!
Ci sono mille bellissimi libri mai trasposti, perché continuate a riprendere sempre le stesse storie, col la convinzione che metterci del proprio possa spiccare rispetto ad altri lavoro gia compiuti…
I salti temporali poi, un ingarbuglio in più.
Mah, si rende noioso non per la storia ma perché è tutto un gia visto.
5.

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