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L'incredibile storia dell'isola delle rose

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oltre le aspettative / 30 Novembre 2021 in L'incredibile storia dell'isola delle rose

Sibilia dirige e produce spesso lavori interessanti, dopo la trilogia di “Smetto quando voglio” mi sono fiondato anche su questo e ne sono rimasto davvero soddisfatto. Credo sia arrivato il momento per il regista salernitano di qualcosa di leggermente più impegnato, vedremo

Incredibile storia (appunto…) / 25 Gennaio 2021 in L'incredibile storia dell'isola delle rose

Mentre il resto del mondo “faceva il ’68”, a Bologna (e poi a Misano e poi a Rimini) il neo-ingegnere Giorgio Rosa meditava di sfilarsi dalle costrizioni borghesi costruendo una piattaforma in acque internazionali e dichiarandone l’indipendenza politica.
Il suo sogno di libertà risulta però non essere troppo diverso da una discoteca o da una bisca, così suscitando timori nel governo democristiano portandolo a fare guerra aperta all’Isola delle Rose.

Netflix concede a Sydney Sibilia di realizzare questo film ambizioso dal punto di vista tecnico, sia perché ambientato negli anni ’80 sia perché ambientato in gran parte in acqua. Il risultato è ben confezionato soprattutto con l’aiuto della computer graphic, e la storia sa tenere in equilibrio l’esaltazione, l’umorismo e la malinconia di questa breve e piccola epica dai risvolti storici e internazionali.

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Sibilia, una conferma / 4 Gennaio 2021 in L'incredibile storia dell'isola delle rose

Devo ammettere che Sidney Sibilia è un regista che mi fa arrabbiare. Perché non sbaglia un colpo. è un regista bravo a far funzionare una storia dalle tematiche complesse in modo semplice , lineare, adatta a tutti – anche Smetto quando voglio fu un mini capolavoro in questo senso – E’ un regista bravo, e con la giusta dose di ‘paraculismo’. Il film è leggero, godibile, di respiro internazionale, lui e gli attori bravi. Il film racconta di una storia davvero incredibile, e poco importa se alcuni aspetti storici vengano romanzati. è cinema, no? Si tratta di un convincente prodotto pop, di intrattenimento. Che secondo me funziona alla grande.

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Bel lavoretto! / 17 Dicembre 2020 in L'incredibile storia dell'isola delle rose

La regia di questi film ambientati negli anni 60 ormai è di facile fattura: ci metti le canzoni, colori e costumi e sei nell’epoca. E ci piace sempre.
La storia dell’isola non la conoscevo bene del tutto, e con questa pellicola ho scoperto i fatti (approfonditi anche sul web); Germano poi è sempre lodevole, quell’accento bolognese che gli viene (anche questo) benissimo!
Un film leggero e colorato, che con ironia, sorrisi e malinconia, punta il dito contro le istituzioni, contro le idee verso cui volevano plasmarci, andando a favore di una libertà che negli anni 60 cercava di risaltare a tutti a costi.
Cambiando la storia, poi.
Non ve lo perdete, un film italiano sopra le righe e ben fatto.
7.

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Commento + Videorecensione / 10 Dicembre 2020 in L'incredibile storia dell'isola delle rose

Il voto sarebbe un 6,5. Film al di sotto delle aspettative, decisamente troppo alte. Prodotto con tutti i crismi e con tanti pregi ma ho sofferto una certa ripetitività nella poetica dell’autore Sibilla e una comicità non proprio esaltante. Il tono favolistico non funziona sempre.

MIA VIDEO RECENSIONE, PIÙ COMPLETA E ARGOMENTATA, QUI: https://youtu.be/jZUIufbia0g

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The Isle That Rocked / 10 Dicembre 2020 in L'incredibile storia dell'isola delle rose

A 6 anni dall’exploit del primo capitolo della trilogia di Smetto quando voglio (2014), conclusa nel 2017, Sydney Sibilia è tornato nelle vesti di sceneggiatore (insieme a Francesca Manieri) e regista con L’incredibile storia dell’Isola delle Rose, una di quelle storie vere che sembrano nate per essere portate al cinema, prima o poi.

Alla fine degli anni Cinquanta, in un momento di profondi cambiamenti sociali ed economici, un giovane ingegnere bolognese (nel film, è interpretato da Elio Germano) progetta e realizza un’utopia. All’inizio del XVII secolo, Tommaso Campanella teorizzava la Città del Sole. Nel 1967, tralasciando i simbolismi e la filosofia di Campanella, Giorgio Rosa fondava in acque internazionali un microstato in cui si parlava esperanto, al largo delle spiagge di Rimini.
Quante persone possono dire di aver realizzato concretamente un’utopia?

Nel film, prodotto da Netflix e Groenlandia, la casa di produzione fondata dal regista e dall’amico e collega Matteo Rovere, Sibilia usa un certo brio e ironia, per raccontare una storia curiosa ed emblematica, in cui un uomo della strada adopera, letteralmente, la fantasia per scardinare gli assetti costituiti.
Nel complesso, L’incredibile storia dell’Isola delle Rose fila, anche se, soprattutto nella seconda parte del film, tende a rallentare più volte, perdendo mordente, impallidendo. Più che altro, ho percepito poca gioia e poco afflato liberatorio, nella rappresentazione delle attività sull’Isola: si vede gente ballare, c’è una barista minorenne e incinta che, come dice il personaggio di Germano, in Italia avrebbe avuto ben poche possibilità di essere economicamente indipendente e poco più.
Invece, ho trovato interessante (ma non del tutto riuscito) il tentativo di rileggere in maniera quasi ucronica le biografie degli integerrimi e severi politici democristiani in scena, trasformandoli in uomini “qualunque”, scurrili, nevrotici, con il ministro dell’Interno Restivo (Fabrizio Bentivoglio) cattivo come un villain dei cinecomic.

Rispetto ai fatti realmente accaduti di cui ho letto e visto un po’ in giro, la sceneggiatura ha modificato molte cose (tempi, eventi), ma questo non importa: palesemente, l’obiettivo del film non è la fedeltà assoluta della rappresentazione (per quello, ci sono i documentari), ma la messinscena di un rivoluzionario pensiero anarco-pacifista. Un po’ come è già accaduto con I Love Radio Rock (2009) di Richard Curtis, in cui si racconta l’epopea delle radio pirata che, negli stessi anni dell’Isola delle Rose, trasmettevano “musica leggera” al largo delle coste britanniche.
Allo script rimprovero soprattutto il repentino appiattimento dei personaggi in topoi (perlopiù divertenti, ma pur sempre un po’ troppo macchiettistici) e l’uso di elementi superflui (es.: il naufrago amante del Cynar, la figura della famiglia Rosa troppo abbozzata – la madre è imbarazzante, non parla, china la testa: non è lo specchio di un’epoca, è solo “scritta” male).
Mi ha lasciato perplessa anche il cast: Germano, non al suo meglio, è troppo “vecchio” per interpretare quello che dovrebbe essere, al massimo, un venticinquenne; Matilda De Angelis sembra (anche se, in effetti, è) troppo “giovane” per essere una docente universitaria di diritto internazionale; per somigliare (senza somigliare) al Presidente Leone, Luca Zingaretti indossa una parrucca e un brutto naso posticcio.

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