Recensione su L'illusionista

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Una poesia silenziosa / 22 Agosto 2012 in L'illusionista

1959, Parigi. Un prestigiatore vede avvicinarsi il suo declino. Spettatori annoiati, impresari disinteressati, guadagni risicati. Costretto a girare l’Europa in cerca di ingaggi, deve accettare partecipazioni in feste e pub, conservando comunque la sua dignità.
In un piccolo paese scozzese conoscerà una ragazzina che, entusiasta dei suoi numeri, vorrà seguirlo.
Ma il tempo passa e quei numeri, così come quelli di un pagliaccio e un ventriloquo, non interessano più.
Le pretese della ragazza cambiano, e cambia il mondo.
Il nostro illusionista vede il suo mondo travolto, il palco ormai è riservato alle star del rock and roll.
Un cartone animato praticamente muto, che tuttavia dice tantissimo.
Malinconico, garbato, dignitoso, evocativo. Aggettivi che vanno benissimo sia per il protagonista che per il suo film.

(Ps. Tati in una scena è mancino, in un’altra destro. L’ho notato solo io?)

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