Rafflesia watanabii / 28 Maggio 2013 in Qualcuno da amare

“Ho sperato, ci ho creduto con forza, ma alla fine devo gettare la spugna: prima o poi ogni essere umano precipita in una solitudine senza salvezza: annaspa, si dibatte, cerca di divincolarsi, ma dopotutto sarebbe saggio non muoversi affatto. È tutto inutile: la solitudine è il prezzo che dobbiamo pagare, che la vita ci impone. Non siamo nati per essere felici, forse della felicità ne percepiamo un fievole barlume. Tutto qui. E più il tempo passa, più ci addentriamo inconsapevoli in questa palude grigia, tetra, in questa putredine in disfacimento.
Ci ho provato con quella ragazza ad annullare il tempo, ad ingannare me stesso, a spandere concime su questo albero moribondo. Ma, forse, lei non era la persona giusta: riusciva senza fatica a succhiare ogni forza vitale, come un fiore di rafflesia che introduce filamenti gelatinosi nella pianta ospite, assorbendone la linfa. Sì, lei era un fiore putrescente, meraviglioso ma marcio dentro. Attirava solo carogne. Proprio come me.”
Dopo il disastroso Copia conforme, Kiarostami, in terra giapponese, sforna un film con luci ed ombre. Sicuramente un film elegante, ben confezionato, non commerciale, con un finale aperto e un po’ spiazzante.
qui la “colonna sonora”
@drmabuse, ti ho citato, spero non non ti dispiaccia troppo!

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