Light of My Life

Un film che ricorda molto il quasi contemporaneo Senza lasciare traccia di Debra Granik. Sulla vicenda grava angosciante, non detto e indicibile ma presente sempre alla coscienza del padre nel film e dello spettatore, il destino che toccherebbe a Rag se la sua natura venisse scoperta. A tratti toccante – sfido chiunque a rimanere indifferente all’ultima battuta – si può rimproverare a Light of My Life una certa lentezza e un’occasionale verbosità, ma merita senz’altro di essere visto. Casey Affleck è autore, regista e protagonista. Compare brevemente Elisabeth Moss, ormai specializzata in distopie in cui il genere femminile è perseguitato.

Buon film, diretto e interpretato da Casey Affleck.
Una misteriosa epidemia ha sterminato il 90% della popolazione femminile; un padre (Casey Affleck) e la figlia Rag (Anna Pniowsky) cercano di sopravvivere, la figlia è costretta a sfoggiare un look maschile per evitare di cadere preda degli uomini.
Film di tensione e dell’amore del padre per una figlia; emblematica la scena con l’arrivo a una casa disabitata. La figlia cerca di ritornare, anche se solo parzialmente, alla sua infanzia perduta giocando ed esplorando la casa. Il padre pensa a costruire difese ed allarmi affinchè non vengano sorpresi all’improvviso. Cast minimale con il padre e la figlia a farla da padroni, in alcuni flashback viene mostrata anche la madre interpretata da Elizabeth Moss.