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L'umanità

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15 Dicembre 2021 in L'umanità

È noto che Bruno Dumont considera Robert Bresson il suo “eroe artistico”, in effetti nei suoi film trovo tantissime somiglianze, dai suoi interpreti che non sono degli attori professionisti, la completa assenza di musica extra diegetica, il suono leggermente alterato per renderlo musicale, il trasmettere sensazioni, il trascendente e rendere visibile l’invisibile attraverso i silenzi, gli sguardi, la sospensione del tempo, gli automatismi degli interpreti, devo dire che questo film e tutti i film di Dumont mi colpiscono profondamente. Gli stessi personaggi di Dumont sono estremamente bressoniani, i quali sono soli, in rottura, chiusi in una loro logica, la quale contribuisce alla loro completa chiusura e non riescono più ad entrare in dialogo con gli altri e con il mondo…

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Gli abbracci spezzati / 3 Maggio 2013 in L'umanità

“Il mondo è bello e crudele. Tanto crudele. Io non sopportavo tutte queste atrocità, mi immedesimavo nella sofferenza e ne uscivo annichilito, a pezzi. Qualcosa dovevo pur fare per placare questo tormento che pesava sulla mia anima. E la facevo: correvo, urlavo, mi sfogavo, davo di matto. Dicevano che ero scemo. Può darsi, che importa. Quando tutto va per il verso storto, ci si abitua a qualsiasi efferatezza, si finisce per vivere come macchine, annientati dalla routine, dalla noia. Tutto si raffredda. Io, però, non mi rassegnerò mai, non potrei sopportarlo. E allora mi astraggo, il mio pensiero vaga, lontano, libero. In una meravigliosa radura, in vallate piene di fiori. Chissà dove. Un giorno farò solo quello che mi sentirò di fare e percorrerò il mondo in lungo e largo, perché è giusto e perché mi appartiene. Un giorno, non oggi.”

Incredibile la capacità di Dumont di tratteggiare la psicologia dei suoi personaggi. Alla fine del film è come se li avessi conosciuti di persona. Una capacità che è riscontrabile soltanto in Mike Leigh. Con una differenza sostanziale: i personaggi del regista inglese, pur sfortunati, perdenti, spesso caricaturali, sono sempre positivi, teneri; figure in cui viene spontaneo immedesimarsi. La cosa diviene impossibile, invece, con i protagonisti dei film di Dumont: complessi, pieni di tic, con un passato oscuro, vacui, meschini o crudeli. Pharaon ha lo sguardo spesso perso nel vuoto, sembra assente, ogni tanto abbraccia qualcuno, così, per consolarlo, quasi per riscattare l’intera umanità con il suo gesto. Ma è un abbraccio sterile, grottesco, privo di qualsiasi pathos.
Il cinema di Dumont è un cinema crudele, da prendere a piccole dosi, meglio non esagerare.
qui la “colonna sonora”.

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