Recensione su Leviathan

/ 20147.240 voti

La solitudine dell’uomo all’estremità del mondo / 13 Gennaio 2015 in Leviathan

Lento, crudo, meraviglioso. Il regista Andrej Zvjagincev ci racconta, attraverso una parafrasi moderna del libro di Giobbe, la storia di un’umile famiglia che vive sulle coste dell’Artico. Il padre, Nikolaj, sposato di seconde nozze con Lilja e con un figlio di nome Roma, cerca di difendere la propria dimora dal tentativo di esproprio ad opera del sindaco della città. In aiuto del protagonista accorre anche da Mosca un suo amico avvocato, che tenta di contrastare il sindaco Vadim con le armi della logica e della legge. Purtroppo l’impresa è ardua, Vadim ha dalla sua parte il tribunale, la polizia e la Chiesa. Come può difendersi dunque un singolo cittadino dalla scellerata alleanza tra potere temporale e potere spirituale? Il contrasto iniziale non è poi che l’inizio di un vortice di decadenza che sfocerà nel dramma, nell’assurdo, nella beffa, non prima di essere affogata nella vodka, altra grande protagonista del film.
Si tratta di una pellicola di denuncia, che ci mostra il degrado e le difficoltà di una vita all’estremità del mondo. Un film per molti aspetti ironico, in cui l’ironia sembra essere l’unica via di fuga dalla miseria della vita. Una critica alla corruzione di un intero paese (nell’ufficio del sindaco, immancabile il ritratto di Vladimir Putin).

Lascia un commento