Fiaba e incubo / 5 Settembre 2022 in Occhi senza volto
A voler dar retta ai miei “sentimenti”, più che un horror, Occhi senza volto di Franju è una affascinante e macabra fiaba nera che, per molti versi, attinge al repertorio letterario fantastico di genere europeo e sublima gli elementi da feuilleton tipici del romanzo gotico in un film che sfrutta i toni del noir.
Infatti, fra i personaggi, annovera:
– un re-stregone/padre padrone reso folle dall’idea di poter influire sulla forma della realtà;
– una principessa (anch’essa psichicamente minata) rinchiusa nella torre di un castello e ossessionata dall’idea della morte come forma di libertà;
– una serva/complice emblema vivente di un aberrante esperimento (la segretaria non è un laido servo gobbo che scava nei cimiteri e, anzi, ironicamente, si sente a disagio, nelle cripte funebri, di notte, ma non per questo non si sottrae a trafugamenti, adescamenti, torture e abbandono di cadaveri).
A primo acchito, le risoluzioni narrative sono semplicistiche, caratterizzate da elementi poco plausibili. In realtà, lo sviluppo della trama è pienamente inscritto nel solco della fiaba tradizionale, elementi in-credibili compresi.
La sequenza finale, con la principessa fuori di senno che fugge dal castello/prigione di notte, fra cani rabbiosamente vendicativi e colombe bianche che la circondano come in un incubo, è pienamente e correttamente onirica.
Nota a latere: nell’economia del film, gli occhi febbrili di Alida Valli sono -forse- ancora più significativi di quelli, giganteschi e sgranati, di Édith Scob (Christiane).
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