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Via da Las Vegas

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13 Maggio 2014 in Via da Las Vegas

Mi è piaciuto perché è realistico e sintetico. Non è una storia da film, non hanno cercato di renderla più avvincente di quella che è o di spettacolarizzarla, o di renderla speciale. E’ solo una storia triste che ti lascia con una tristezza immensa dentro.
Poi dal basso della mia cultura sui film d’amore devo dire di non aver mai visto un film di questo tipo. Non so, ha un’energia particolare che devo ancora metabolizzare.
Il doppiaggio italiano comunque fa particolarmente schifo.

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Via da se stessi / 20 Aprile 2014 in Via da Las Vegas

Via Da Las Vegas è in assoluto uno dei miei film preferiti. Se darete un’occhiata al mio profilo qui su Niente Popcorn noterete infatti che fa parte di quella trentina scarsa di titoli a cui ho osato dare il massimo voto. E se, oltre a dare un’occhiata, rifletterete meglio su questo gruppo di film o anche su quell’altra sessantina di titoli a cui ho dato solo un punto in meno noterete anche che alcuni tra questi hanno un sottile filo che li lega: trattano l’incontro tra due solitudini fino a poco prima estranee l’una all’altra.
Gli esempi sono tanti. Dall’unione malinconica, ribelle e romantica di Jesse e Celine o dei nostrani Marco e Gina all’intrecciarsi di solitudini inaspettate che ci spingono a varcare i confini dei nostri pregiudizi per conoscere anche i dolori delle esistenze altrui come in Welcome o ne L’Ospite Inatteso. O, ancora, dall’intrecciarsi di solitudini pericolose ma anche bisognose come quelle di Matilda e Léon a Million Dollar Baby il film probabilmente più bello che abbia mai visto in vita mia e che porterò sempre nel mio cuore per tanti, forse troppi motivi e che di null’altro tratta se non di un uomo che si trascina solitario verso il tramonto e di una ragazza ugualmente sola che cerca un modo per ottenere una rivincita nei confronti di una vita che fino a quel momento non le ha dato praticamente nulla.
Quindi, come potrei non amare a pieno diritto Via Da Las Vegas? Figgis ha messo insieme esattamente tutto ciò che io posso trovare irresistibile in un film: due anime perse e solitarie che vagano consce di non avere più alcuna speranza e che tornano per un attimo a vivere, a respirare, nel momento del loro incontro. Ma, attenzione, in questo film, come anche in molti di quelli che ho citato poco fa, l’unione non è un salvagente, non permette ai personaggi o anche solo a uno di loro di salvarsi, rende semplicemente la fine meno amara. Ben e Sara, i due protagonisti di Via Da Las Vegas, non hanno alcuna intenzione di aiutarsi, non parlano delle loro vite, di cosa li abbia spinti a viverle in quel modo, probabilmente desiderano solo morire un po’ meno soli di come hanno vissuto. Esattamente quindi all’opposto di quel “si vive insieme, si muore soli” di Lost, in questi film la frase chiave sembra essere “si vive soli, si muore insieme”.
C’è anche da dire che, naturalmente, oltre al tema portante, ciò che mi ha fatto amare Via Da Las Vegas è senza alcun dubbio Nicolas Cage e la sua interpretazione. In una delle scene iniziali, quando sta assistendo ad uno striptease, si attacca alla bottiglia e beve, beve, beve, e non posso dire altro se non che in quel momento ho sentito una stretta allo stomaco e ho pensato che l’Oscar l’avrebbe meritato già solo per quei due minuti di pellicola.
Non sono ingenua, so bene che in molti odiano Cage e affermano che non sia in grado di recitare (nonostante io l’abbia molto apprezzato, oltre che per l’appunto in questo film, anche ne L’Uomo Delle Previsioni e ne Il Genio Della Truffa) così come so anche che Via Da Las Vegas non ha incontrato il gusto di tutti, ma io nel giudicare l’arte non sono mai molto tecnica e questa è forse una cosa di cui in parte mi rammarico. Certo, l’ABC lo conosco anch’io e so rendermi conto quando un film è strutturalmente debole, ma per molte cose lascio che siano il mio gusto personale e la mia sfera emotiva a giudicare.
Come nella musica guardo il testo, le parole, il messaggio veicolato e poco mi intendo di chi è stato all’avanguardia e di chi invece ha semplicemente copiato oppure di musicisti virtuosi o poco virtuosi, così nel cinema guardo la storia, i personaggi e meno i tecnicismi. La stessa cosa la applico anche alla letteratura o all’arte più in genere. Insomma, sono una che odia il mainstream a tutti i livelli. Da quello commerciale a quello di nicchia. Commerciale nel senso di scadente. Di nicchia nel senso di strambo.
Concludendo, credo semplicemente di amare l’umanità. Mi piace quando un’opera parla di noi piccoli, poveri esseri umani senza astrarsi a livelli poco consoni allo spettatore e senza comportarsi in maniera paternalistica/moralista. Mi piacciono i fatti, non gli imbellettamenti. Mi piacciono la verità e la sincerità. Mi piacciono il pathos, la sofferenza, il sangue, il sudore. E questo è esattamente ciò che ho trovato in Via Da Las Vegas.

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27 Aprile 2013 in Via da Las Vegas

Una prostituta ingenua, di buon cuore, quasi apatica, ed un alcolizzato gigione che desidera morire in un mare di alcool: con questo potenziale a disposizione, una mano registica migliore di quella di Figgis (qui, anche sceneggiatore) avrebbe potuto tratteggiare una storia indimenticabile, ricca, potente.
Qui, invece, assistiamo all’autodistruzione effimera, senza pathos, di un uomo affiancato da una donna senza la minima personalità, i cui unici sussulti arrivano dal suo smaccato (e lecito) desiderio di affetto. L’uno si annulla, l’altra piange, prende botte, viene sfrattata. E quindi? Una storia d’amore estrema, va bene. E poi?
Cage vinse l’Oscar. No comment.

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