5 Giugno 2021 in Il mio Godard

Un film veramente sgradevole nelle intenzioni, con un risultato da commedia piaciona con elementi di slapstick. Nel puro stile di The artist, che però se non era un capolavoro quanto meno non faceva male a nessuno, questo film di Hazanavicius fa dell’estetica e della forma e di una trovata che funziona il suo punto di forza.
Peccato che questo sia il biopic di Jean Luc Godard, l’uomo che dalla fine degli anni Cinquanta ha rivoluzionato il cinema francese e poi girato alcuni dei capolavori del cinema mondiale, un uomo che non si è mai stancato di innovare il cinema. Un uomo ancora vivo.
Il film si ispira alla biografia di una delle mogli di Godard, l’attrice Anne Wiazemsky, già protagonista di Au hasard Balthazar, di Bresson. Io immagino che sia vero che Godard è un pessimo essere umano, un uomo incoerente e spocchioso, ma ciò non toglie che è un grande regista, e non merita di essere ridotto a una macchietta, a un personaggio a due dimensioni a cui nel corso del film si rompono gli occhiali 50 volte, con gran giubilo dello spettatore.
Per il resto il film adotta molte delle più celebri sperimentazioni di Godard e le rimette in scena, a qualche scopo se non puramente estetico? Vuole dimostrare il proprio omaggio a Goderd mentre lo demolisce? Vuole mostrare che erano vuote sperimentazioni?
C’è il protagonista che si rivolge direttamente allo spettatore, intere scene di La Cinese rigirate, il montaggio frammentato di Fino all’ultimo respiro, i colori della bandiera Francese di Pierrot le Fou…
E non parliamo del trattamento riservato a Bertolucci e Ferreri, ridotto a burino che canta Azzurro in pizzeria con il suo rumoroso cast. Le scene girate in Italia per un italiano sono insopportabili e stereotipe.
Mi chiedo davvero chi possa apprezzare questo film. Non lo si può amare se non si conosce il cinema di Godard, ma in questo caso non lo si può che odiare.

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