Finchè ride la fortuna / 24 Gennaio 2014 in Il porto delle nebbie
Ha un bel dire il laconico disertore Jean Gabin, a un certo punto del film: “Oggi sono fortunato”. Bisogna chiudere infatti magnanimamente un occhio di fronte alla concatenazione di eventi sfacciatamente fortuiti che gli piovono addosso; si ritrova franchi, passaporto e vestiti di un povero artista, ospitalità e cibo gratis, un passaggio in Venezuela, una bella diciassettenne (sic!) perdutamente innamorata e perfino un cane. Anvedi.
Dialoghi un po’ pomposi e pregni di quel tipico disincanto pessimista e decadente che tanto s’addiceva agli eroi ombrosi. Il doppiaggio stona come tutti quelli fatti a posteriori (è del 1959); queste operazioni non suonano mai bene, c’è un senso di vuoto tra l’immagine e il sonoro.
Da antologia gli schiaffi al cattivo Lucien con la faccia da Mortimer Mouse, il vecchio nemico di Topolino, molle e vile fino all’ultimo.
Nonostante i limiti di cui sopra, l’atmosfera nebbiosa e la fotografia emergono come l’autentica essenza artistica di Carné, il quale con un colpo di coda spoglia brutalmente ogni romanticismo in un finale nerissimo.
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