Era da un pò che volevo affrontare Lars Von Trier ma sapendo più o meno a cosa sarei andato incontro, ho atteso il momento più opportuno.
In effetti la sua opera prima “le onde del destino”, non è proprio un bocconcino leggero da digerire. E’ un film molto lento, suddiviso in capitoli – ognuno scandito da una canzone che sembra completamente fuori posto e che invece si adatta perfettamente al contesto che va ad introdurre – che verte sulla storia di una coppia, formata da due persone provenienti da ambienti diversi e segnata da un evento infausto che sovvertirà il loro rapporto.
Niente di nuovo finora, se non fosse che il film è un potente ricettacolo della visione di Von Trier, che attacca la società bigotta e rigida di un piccolo villaggio scozzese, esalta la sfera della sessualità – anche estrema – come vettore di evoluzione dei personaggi, da forza ai silenzi ed alle immagini – la fotografia fredda e luminosa è meravigliosa.
Emily Blunt è un’intensa ragazza di campagna, fragile e devota, talmente buona da sembrare psicotica agli occhi della sua ristretta società. Interpretazione magistrale.
E’ un modo di fare cinema che colpisce, che resta impresso, ma richiede molta concentrazione, perchè son due ore e mezza che, nel momento sbagliato, possono essere difficili da digerire.
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