Le onde del destino
/ 19967.5181 votiBess vive in una piccola comunità: quando si innamora del forestiero Jan, impiegato su una piattaforma petrolifera, i vecchi del villaggio osteggiano il suo matrimonio con lui. Jan resta gravemente ferito durante un incidente sul lavoro e, sapendo che la comunità si opporrebbe ad un divorzio, prega Bess di rifarsi una vita, di amare un altro uomo, pur rimanendo legalmente legata a lui.
Stefania ha scritto questa trama
Titolo Originale: Breaking the Waves
Attori principali: Emily Watson, Stellan Skarsgård, Katrin Cartlidge, Jean-Marc Barr, Adrian Rawlins, Jonathan Hackett, Sandra Voe, Udo Kier, Mikkel Gaup, Roef Ragas, Robert Robertson, Phil McCall, Desmond Reilly, Sarah Gudgeon, Finlay Welsh, David Gallacher, Ray Jeffries, Owen Kavanagh, Bob Docherty, David Bateson, Mostra tutti
Regia: Lars von Trier
Sceneggiatura/Autore: Lars von Trier
Colonna sonora: Joachim Holbek
Fotografia: Robby Müller
Costumi: Manon Rasmussen
Produttore: Vibeke Windeløv, Peter Aalbæk Jensen, Lars Jönsson
Produzione: Danimarca, Francia, Islanda, Olanda, Norvegia, Svezia
Genere: Drammatico, Romantico
Durata: 159 minuti
Dove vedere in streaming Le onde del destino
Lo stile del regista sarebbe anche interessante, ma la trama e’ abbastanza banale e telefonata quasi dal primo momento, e non dice molto nel complesso. Qualcuno con cui ho discusso afferma che il finale tende a rimarcare il vero messaggio del film, ma sinceramente con o senza quel finale non mi sembra che alla fine cambi granche’.
Le Onde Del Destino, film del 1996 di Lars Von Trier, è una delle prime pellicole che hanno contribuito ad espandere la fama di questo particolare regista danese. In questo lungometraggio si possono vedere molte delle punte di diamante che comporranno, pezzo dopo pezzo, lo stile registico di Von Trier: l’uso maniacale della telecamera a spalla, la mancanza di filtri, una preferenza ed una cura nella rappresentazione delle figure femminili, che con Von Trier diventano non solo protagoniste in senso stretto, ma vero e proprio centro emotivo dei suoi film (Emily Watson non fa eccezione). Il tutto è supportato dalla potenza del dramma, che mette in luce le sfaccettature e l’umanità dei personaggi coinvolti. Qui, in un colpo solo, l’autore tocca svariate tematiche: l’amore devoto, la fede religiosa, la diffamazione soffocante. E tocca anche lo spettatore.
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Questo legame osteggiato da tutti, ma al tempo stesso così forte e indissolubile; un legame che nasce e si rinsalda con la morte, metafisicamente, andando al di là; il rapporto con la fede (che non è mai con la chiesa); queste campane assenti, ma presenti; questa telecamera insicura che sembra rispedire allo spettatore l’angoscia, la solitudine, la precarietà: è un grande film! Peccato per la lunghezza: Lars Von Trier ha uno stile che richiede molta concentrazione. 159 minuti sono veramente troppi per questa tipologia di film. Però bello, bello, bello!
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Davvero un film irritante, non c’ è che dire.
Una infinita e patetica sequenza di tragedie che si accaniscono senza tregua sui protagonisti.
Classica situazione in cui tutto, ma proprio tutto, deve andare storto perchè è d’ obbligo che allo spettatore debba scendere la lacrimuccia.
Forzature assurde nella trama che, per quanto mi riguarda hanno l’ effetto opposto di disgustarmi e chiedermi di continuo quando finirà questo strazio.
Lo sconsiglio soprattutto a chi ha la fortuna di essere ateo perchè, lungi dal criticare la religione in se, questo film ha la pretesa di distinguere i religiosi fondamentalisti (i cattivi della situazione) dai religiosi moderati (la protagonista che sarebbe buona).
Peccato che la protagonista sia una religiosa talmente fanatica dal sentire le voci e parlare da sola in continuazione.
Ma a quanto pare tutto ciò è bello e costruttivo ed è nata una nuova martire, facciamole un santuario va, che tutto torna buono per la causa.
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Era da un pò che volevo affrontare Lars Von Trier ma sapendo più o meno a cosa sarei andato incontro, ho atteso il momento più opportuno.
In effetti la sua opera prima “le onde del destino”, non è proprio un bocconcino leggero da digerire. E’ un film molto lento, suddiviso in capitoli – ognuno scandito da una canzone che sembra completamente fuori posto e che invece si adatta perfettamente al contesto che va ad introdurre – che verte sulla storia di una coppia, formata da due persone provenienti da ambienti diversi e segnata da un evento infausto che sovvertirà il loro rapporto.
Niente di nuovo finora, se non fosse che il film è un potente ricettacolo della visione di Von Trier, che attacca la società bigotta e rigida di un piccolo villaggio scozzese, esalta la sfera della sessualità – anche estrema – come vettore di evoluzione dei personaggi, da forza ai silenzi ed alle immagini – la fotografia fredda e luminosa è meravigliosa.
Emily Blunt è un’intensa ragazza di campagna, fragile e devota, talmente buona da sembrare psicotica agli occhi della sua ristretta società. Interpretazione magistrale.
E’ un modo di fare cinema che colpisce, che resta impresso, ma richiede molta concentrazione, perchè son due ore e mezza che, nel momento sbagliato, possono essere difficili da digerire.
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