“All I need is love” / 6 Dicembre 2017 in Le Notti di Cabiria
Il cinema ha la capacità di creare empatia con lo spettatore non solo quando lo trascina in ambienti e tempi dealizzati, creando una sorta di “locus amoenus” in celluloide. Lo stesso processo avviene quando il cinema parla dei nostri sogni e delle nostre delusioni anche attraverso personaggi che sono, in un certo senso, uguali a noi. Con “Le notti di Cabiria” si prova una situazione simile.
Cabiria è una donna che fa il mestiere più antico del mondo, ma si distingue dalle sue colleghe. Si avvicina più ad un clown per come appare e per il suo atteggiamento bonario e festaiolo (e qui le doti attoriali di Giulietta Masina sono eccezzionali). Ma è soprattutto una sognatrice, una donna che spera di poter trovare l’amore vero in un mondo cinico, dove quelli come lei vengono ingannati e poi gettati via senza troppi complimenti oppure, peggio ancora, ridicolizzati ed umiliati.
E in fin dei conti anche noi siamo come Cabiria, anche noi siamo ingenui sognatori che credono in un domani splendido e roseo per poi svegliarci di soprassalto e renderci conto che nulla è cambiato. L’empatia cinematografica è anche questa.
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