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Latin Lover

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Dichiarazione d’amore / 21 Settembre 2017 in Latin Lover

La Comencini prosegue il suo lavoro di sceneggiatrice e regista nel solco delle storie corali prevalentemente al femminile (Due partite, Il più bel giorno della mia vita, Matrimoni) con il divertente e garbato Latin Lover, omaggio al grande cinema italiano del Novecento e alle sue icone. Il film è divertente, scritto e girato bene e interpretato perfettamente da un cast internazionale che mi è parso decisamente affiatato, benché molto assortito.
L’ultima interpretazione di Virna Lisi, che con la Comencini ha lavorato spesso e bene fin dai tempi di Va’ dove ti porta il cuore (1996), è un ottimo testamento artistico dell’attrice e trovo molto significativo il fatto che esso corrisponda a un film in cui si celebra la bellezza di quel cinema italiano a cui lei ha contribuito con il suo talento e, cosa non da poco, la sua incredibile bellezza.

Il personaggio fittizio di Saverio Crispo, interpretato da un adeguato Scianna, è un interessante involucro che racchiude gradevoli stereotipi sul mestiere di attore e di amatore italiano: dire che riassume in sé vizi e virtù di Gassman, Mastroianni, Volonté (ma pure di Vittorio De Sica, Sordi, Tognazzi e Manfredi), è alquanto ovvio, grazie anche ai simpatici flashback che lo ritraggono sul set di film che citano i grandi successi dei suoi modelli realmente esistiti.
La Comencini ha sfruttato una cornice stuzzicante come quella dei “parenti serpenti” (un po’ monicelliana, un po’ almodovariana) per costruire il suo messaggio d’amore a quel felicissimo periodo del cinema italiano, leggero e “impegnato”, che ha assaporato fin da bambina, in primis grazie ai lavori del padre Luigi, protagonista di una stagione artistica irripetibile, che, se non sbaglio, diresse tutti gli attori-modello citati.

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Il capolavoro di Cristina Comencini / 26 Marzo 2015 in Latin Lover

Comencini fa il suo piccolo capolavoro, il suo piccolo Nuovo Cinema Paradiso. Piccolo, però. Perché al contrario del capolavoro di Tornatore questo non è un racconto di formazione, ovvero la storia epica di un singolo protagonista, ma un episodio corale, ossia un cast epico per una storia circoscritta, paradossalmente più intimista.
Protagoniste sono quattro sorellastre, riunite dalla matrigna (interpretazione finale e definitiva di una magnifica Virna Lisi) per commemorare il loro uomo comune, padre e marito, latin lover, divo dell’età dorata del cinema italiano, Saverio Crispo (interpretazione sorprendente, in flashback, di un magnifico Francesco Scianna).
Brave e divertenti, ma senza mai sforare nella macchietta (e ciò è bene o male? Non l’ho ancora capito), le quattro sorelle capitanate dall’irresistibile e infallibile Angela Finocchiaro.
Dialoghi dalla affascinante impostazione teatrale, tanti e profondi, sull’amore, l’amore filiale, il cinema. Gli omaggi alla storia del cinema italiano e le parodie del cinema europeo e internazionale scandiscono il film, ma forse non sono nelle corde di Cristina Comencini: sono troppi e poco efficaci; forse Comencini ha ceduto a un inopportuno complesso di inferiorità nei confronti sia della memorabile scena dei baci tagliati di Nuovo Cinema Paradiso sia della carica comica di certe parodie per cui TV e web ci hanno ormai svezzati.
Da amante del cinema e amante (oddio, diciamo “ammiratore”) delle donne, io ho avuto il sorriso stampato in faccia dall’inizio alla fine. Altri però potrebbero faticare a sorridere o anche solo a apprezzare.

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