Recensione su Arca russa

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19 Settembre 2013

Il concetto della vita accompagnata dallo scorrere del tempo amplificato e reso un lungometraggio attraverso un curato ed emozionante piano sequenza.
Credo di non essermi mai imbattuta, prima d’ora, in una scelta stilistica di questo genere -che, come al solito, presenta pro e contro : ci si catapulta nella vicenda da protagonisti come se la parte del regista fosse, effettivamente , la nostra -accompagnati da un Virgilio di tutto punto.
Attorno a chi si occupa delle riprese, all’Ermitage, si susseguono una serie di personaggi ed eventi (tutti riguardanti la storia dell’Impero Russo) e, noi, possiamo tirare le fila della *storia* districandoci in essa grazie a riferimenti ed opere d’arte contenuti in stanze sempre diverse.
Infatti, la vera ed unica linea di separazione è il passaggio da un salone all’altro -in quella che pare essere una lunga visita virtuale all’interno del palazzo d’inverno (non solo nello spazio ma anche nel tempo).
Per quanto apparentemente semplice, il compito del regista è qui più rilevante che in altre pellicole di diverso genere -in quanto decide di scendere in campo e mettersi in gioco.
Dedicherei una nota positiva, inoltre, ad ogni comparsa perché tra costumi ed immensa naturalezza hanno reso la recitazione quasi “inesistente” -come se stessero, semplicemente, mostrando sé stessi e non un personaggio.
Solo con la sparizione del nostro accompagnatore occidentale , ci renderemo conto di essere ormai ad un passo dal ritorno alla realtà.
“Signore? Signore? Peccato che lei non sia qui con me. Lei avrebbe capito ogni cosa. Guardi, c’è il mare tutt’intorno,dovremo navigare per sempre e vivere, per sempre.

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