Recensione su Doppio amore

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Pseudo-intellettuale / 27 Aprile 2019 in Doppio amore

A film concluso, nasce il sospetto che Ozon abbia voluto far passare un film erotico con un pretesto pseudo-intellettuale: il tema abusatissimo del doppio, qui declinato non molto originalmente con una profusione di specchi, con i doppi ruoli dei protagonisti e con scelte di scrittura e regia demenziali, che verso la fine fanno deragliare del tutto il film, che prima curva buscamente verso l’horror alla Rosemary’s Baby e poi esce dai binari con un’accelerata verso il dramma psicotico.
Ma a ben vedere neanche come film erotico Doppio amore vale poi granché: la principale scena di sesso rende lo spettatore ansioso per l’equilibrio precario dei due attori, che minacciano di rovinare al suolo da un momento all’altro; e non aggiungono granché una ripresa da tutorial per ginecologi e un’altra scena nelle intenzioni sconvolgente – ma che risulterebbe tale solo per chi fosse ignaro dell’intera arte erotica degli ultimi due secoli e mezzo. E così il sospetto si capovolge: Ozon ha voluto contrabbandare in realtà un film pseudo-intellettuale con un pretesto erotico.
Marine Vacth è molto graziosa e tutto sommato m’è parsa adatta al ruolo, malgrado i numerosi giudizi contrari; Jérémie Renier riesce a non risultare convincente in nessuna delle due parti speculari che interpreta. Suggestive le riprese nel museo.

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