Recensione su L'alba della libertà

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23 Dicembre 2014

Rescue Dawn è la storia di un gruppo di prigionieri, è la storia di un soldato che non smette di lottare, è l’odissea di un ragazzo, è la giungla che si fa prigione, è il Vietnam riletto e diretto da Werner Herzog.

A distanza di dieci anni dalla realizzazione de Little Dieter Needs to Fly il film documentario che raccontava la storia dell’aviatore Dieter Dengler, un americano di origine tedesca, il quale durante la guerra del Vietnam venne fatto prigioniero in Laos e riuscì poi ad evadere fuggendo nella giungla ( il titolo vantava la presenza del vero Dieter, un narratore capace di emozionare nella semplicità dei suoi gesti, nelle sue paure, nei ricordi e nei traumi lasciati dalla guerra), Herzog nel 2006 torna sui suoi passi e gira un film più “hollywoodiano” ma con lo stesso tema.. e se il film si è realizzato si deve in buona parte a Christian Bale. Herzog sceglie il tema della detenzione in un campo di prigionia di un gruppo di soldati, lo affronta con capacità, con realismo: agli attori offre la possibilità di perdere peso e gira il film al contrario, in modo che Bale riacquistasse peso durante le riprese.

Correva l’anno 1965 e l’aviatore statunitense di origine tedesca Dieter Dengler viene mandato per la prima volta in una missione segreta: Dieter e i suoi commilitoni si preparano ad un bombardamento sul Laos. Nessuno lo deve sapere e probabilmente nessuno vuole sapere, fatto sta che Dieter nel Laos ci lascia le ali del suo aereo. Viene così fatto prigioniero in un campo in mezzo alla giungla dove sono già rinchiusi, da un anno e mezzo, altri cinque prigionieri, tra cui due americani. Da subito Dieter inizia a progettare la fuga (attenzione, nella versione originale della storia non è da Dieter che parte l’idea della fuga),
eppure c’è una strana atmosfera all’interno del campo: è innegabile, i protagonisti dell’opera sono prigionieri a tutti gli effetti ma i “kapò”, le guardie che li controllano sono semplicemente fuori dal mondo. Sono degli outsider (abbiamo un nano che ghigna in modo ossessivo, un soldato è continuamente arrabbiato e si diverte a fare salti mortali, e un altro viene rinominato Little Hitler per la sua cattiveria) e vengono sfruttati dal regista per spezzare la realtà, per rompere gli schemi, dire qualcosa in modo diverso o nuovo. Bale e gli altri eroi superano le loro condizioni, escono dal proprio schema e vanno ben oltre le loro possibilità, alla fine riescono a fuggire ma scopriranno che la vera prigione è la giungla. Torna quindi un altro elemento caro al regista, la natura, quell’ambiente onirico e letale de Aguirre o Fitzcarraldo, un luogo che Dio, se esiste, ha creato con rabbia. Una scena è dedicata alla furia di una cascata, un’altra alla ferocia delle sanguisughe o alla disperazione di Dieter quando mangia dei vermi o azzanna una anguilla viva per sopravvivere. Herzog in Rescue Dawn c’è, si continua a respirare quel senso di grandezza, di meraviglia, di ostilità e di primordial violenza perché in fondo per il regista la natura non è fatta da orsetti Knut ma da Grizzly, non c’è armonia ma caos, conflitto e morte. Ed è proprio dalla morte, dal conflitto, dal caos che fuggono i nostri, prima però dovranno lottare e parecchio: c’è chi se ne vuole andare, chi si oppone, il disfattismo contro la resistenza. Un giorno però i prigionieri sentono una conversazione in cui i carcerieri affermano di avere l’intenzione di portarli nella giungla e ucciderli, è questa la goccia che fa traboccare il vaso. Da questo momento scatta l’evasione ma le cose non vanno come previsto..

Come sappiamo, dopo il congedo Dieter divenne pilota civile, sopravvisse ad altri 4 incidenti aerei. Continuò ad essere visto come un eroe dai suoi amici, famigliari e dallo stesso Herzog. Ma questa è un’altra storia e qualora foste interessati avrete modo di conoscerla per bene guardando Little Dieter Needs to Fly.

DonMax

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