Recensione su La visita

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Scrivimi fermo posta / 27 Aprile 2012 in La visita

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Che bel film, “La visita”. E che bravo regista era Antonio Pietrangeli. Un autore, quest’ultimo, che meriterebbe di essere ricordato e apprezzato maggiormente, dato che nel corso della sua – purtroppo breve – carriera ci ha regalato film bellissimi come “Io la conoscevo bene”, ritratto al vetriolo del mondo del cinema, e anche commedie leggiadre e deliziose quali “Fantasmi a Roma” e “Il magnifico cornuto”. Pure “La visita” è una commedia, ma è una commedia amara, anzi amarissima, tanto è vero che alla fine ti lascia addosso una grande tristezza.
I protagonisti della storia sono una donna, Pina, dipendente di una piccola azienda agricola nel Ferrarese, e un uomo, Adolfo, commesso in una libreria di Roma. Entrambi emarginati dalla vita sociale, Pina e Adolfo, dopo aver intrattenuto un lungo scambio epistolare nato in seguito a un annuncio matrimoniale di lei, decidono di incontrarsi per conoscersi di persona. Nell’arco di un fine settimana, avranno modo di scoprire i pregi e, soprattutto, i difetti dell’altro. Lui penserà a guardare le altre donne, a bere il vino e a informarsi sul conto in banca di lei; quest’ultima, ingenua com’è, di tutto ciò non se ne accorgerà nemmeno; anzi, addirittura arriverà a credere di avere finalmente trovato l’uomo della sua vita. Alla fine però Pina aprirà gli occhi e si renderà conto che uno come Adolfo è sicuramente meglio perderlo che trovarlo.
Tratto da un racconto di Carlo Cassola, “La visita” è un film pregevole che può contare innanzitutto su una sceneggiatura – scritta dal regista stesso con la collaborazione di Ettore Scola e Ruggero Maccari – che tratteggia con precisione i caratteri dei due personaggi principali: dolce, spontanea e sensibile lei, maschilista, cafone e arrogante lui, Pina e Adolfo sono due anime in pena che conducono una vita triste e solitaria a cui cercano disperatamente di sfuggire.
La mano del regista si vede nella delicatezza con cui racconta una storia pervasa di struggente malinconia; da apprezzare, inoltre, la facilità con la quale Pietrangeli riesce a passare, senza scompensi, dai toni ironici da commedia della prima parte a quelli più seri da film drammatico della seconda; nel finale, infatti, emerge prepotentemente l’amarezza scaturita dalla fallimentare unione tra Pina e Adolfo, due esseri asociali che per un attimo si erano illusi di poter sconfiggere la solitudine, alla quale paiono ineluttabilmente condannati.
“La visita” è un film molto bello, scritto e diretto con mano sapiente, che può avvalersi altresì delle convincenti prove di Sandra Milo (Pina) e François Périer (Adolfo), bravi e perfettamente in parte nei rispettivi ruoli.

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