La Ville des pirates è… / 12 Settembre 2022 in La villa dei pirati

Un film d’autore (Raúl Ruiz), sostanzialmente incomprensibile, di durata ragguardevole (quasi due ore), è destinato fatalmente a sollecitare due tipi di risposte semiautomatiche: c’è chi lo riterrà se non un capolavoro comunque un risultato ragguardevole; e c’è chi ricorrerà al giudizio riservato alla Corazzata Kotiomkin in un film troppo famoso per doverlo nominare. Ma un’opera dovrebbe essere giudicata per i suoi meriti, naturalmente, non in base ad automatismi; il che non vuol dire che alla fine lo spettatore non possa fare propria – questa volta con cognizione di causa – una di quelle due risposte.

La Ville des pirates (ma nel film non compare né viene nominata alcuna città dei pirati) è, come dicevo, incomprensibile: spiritismo, sonnambulismo, barzellette sconce, bambini criminali e carcerieri dalle personalità multiple si susseguono in un guazzabuglio onirico in cui vanamente si cercherebbe un senso – anche perché il regista ha scritto la sceneggiatura nel corso delle riprese basandosi sui sogni fatti durante la siesta. Un film del genere può presentare altre qualità: un simbolismo profondo, o immagini particolarmente memorabili; ma confesso che qui non sono riuscito a trovare niente del genere. Può rappresentare un momento importante della storia del cinema; ma il surrealismo de La Ville des pirates sarebbe stato più adatto agli anni Venti o Trenta del secolo scorso che al 1983. Il giudizio, insomma, è inevitabile; non lo espliciterò per rispetto alla memoria di Ruiz, ma quello è.

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