26 Maggio 2011 in La terra

E’ davvero un buon film. Ottima l’ambientazione, buono il gioco continuo tra commedia e tragedia e ottima la prova di tutti gli interpreti. Un apologo amorale direi, in cui il protagonista, tornando nella sua terra, non riesce ad evitare di venir risucchiato in un gorgo di violenza.
E il film comincia con la violenza, famigliare, per continuare con quella prodotta dall’usuraio del paese, per cristallizzarsi con quella covata e incancellabile che il sangue dei quattro fratelli condivide. Tutta quella luce, i paesaggi aridi, il tufo arso dal sole (in un paese un po’ inverosimilmente quasi sempre vuoto), il mare selvaggio, il rito, quasi pagano, della processione pasquale che a un fatto di sangue, ad un omicidio è dedicata, tutto rimanda ad una esplosione di violenza, che non si può contenere. E la logica del ricatto, della piccola connivenza con l’illegalità bruta alla fine vince, e non ci sarà giustizia, ma privata vendetta.
C’è un’aria di profonda sconfitta nel lieto fine, i legami di sangue si rinsaldano nell’omertà, la forza del gruppo famigliare, quasi di branco, è ribadita in un consesso sociale inesistente, in cui lo stato è una comparsa.

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