Ugo Tognazzi superstar / 28 Ottobre 2020 in La stanza del vescovo
Piero Chiara è stato scrittore particolarmente prolifico e numerose sono state anche le buone trasposizioni cinetelevisive dei suoi romanzi e racconti.
Quella de La stanza del vescovo, per esempio, firmata da Leo Benvenuti e Piero De Bernardi (a cui collaborò lo stesso Chiara), ha vinto il David di Donatello 1977.
Il film diretto da Dino Risi è un adattamento del romanzo del 1976, considerato il culmine della carriera di Chiara. A interpretare il protagonista di questo perfetto thriller di provincia è stato chiamato Ugo Tognazzi, già reduce da un altro adattamento di Chiara, Venga a prendere il caffé da noi (1970) di Lattuada.
Tognazzi è un perfetto Temistocle Orimbelli, uomo bugiardo, infido, lascivo. In una parola: pericoloso, come lo ha a definire la moglie, la ricca Cleofe Berlusconi.
Fiero del suo passato da militare fascio-colonialista, Orimbelli è un personaggio repulsivo, un uomo fintamente ridicolo, ma realmente insinuante, un demistificatore estremamente vigliacco. La pruriginosa cornice di avventure erotiche entro cui riesce a calarsi quando incontra il giovane libertino Maffei (Patrick Dewaere) è il suo ambiente ideale, in cui si pasce e rotola, letteralmente, come un maiale.
La regia di Risi non è particolarmente degna di nota. Personalmente, non ho gradito le diverse concessioni gratuite fatte a certi dettagli da commedia sexy all’italiana che, all’epoca, andava affermandosi. In sostanza, il film, che, pure, intrattiene e appassiona per i suoi risvolti di colore e per il taglio giallo della storia, limita i suoi meriti al soggetto e alla sua rielaborazione e al pregevole lavoro di caratterizzazione fatto da Tognazzi.
A proposito di attori, bellissima Ornella Muti (doppiata), una ninfa dagli eloquenti occhi felini che sembra disegnata da Milo Manara, per cui il dono della parola, qui, sembra solo un dipiù.