Recensione su La Stanza del figlio

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Argh. / 21 Novembre 2012 in La Stanza del figlio

Il film sembra essere diviso in due parti: la tranquilla vita di famiglia e il lutto massacrante. E quasi tutto il film si snoda nella plausibile narrazione del dolore, privato da qualsiasi orpello cinematografico, lasciandolo in balia della normalità. Della realtà.
Giovanni non fa che aggrapparsi ai ‘se’ e ai ‘ma’ che avrebbero potuto cambiare quella giornata in cui ha perso il figlio, creando dei ricordi che non sono mai esistiti, pur di far rivivere Andrea per qualche altro momento nella sua mente. E’ scosso e moralmente a pezzi, tanto che non riesce più nemmeno a lavorare.
Paola non fa che piangere e urlare, mentre Irene si abbandona alle lacrime lontano dallo sguardo dei suoi, sempre più schivo e infelice. Autonomi dolori che allontanano e dividono i tre, sempre di più.

Bravissima la Morante, che per i pianti isterici è una delle migliori attrici italiane, idem per la Trinca. Gradevolissime anche le apparizioni di Stefano Accorsi, nei panni di uno con evidenti disturbi sessuali e Silvio Orlando che interpreta uno spacca balle incredibile (che tra l’altro costituiscono gli unici momenti “rilassanti” del film).

Ma io non so come La stanza del figlio abbia potuto vincere la Palma d’oro a Cannes nel 2001, riscuotendo tutto questo successo. Davvero non me lo spiego.
Io l’ho trovato vuoto, freddissimo. Privo di tutto. Di passione, di emotività. Ok, è uno spaccato della realtà più triste per una coppia di genitori, ma non è nient’altro.
Si potrebbe quasi definire un documentario sulla lacerazione personale e delle relazioni con gli altri. Insomma, una noia pazzesca!

Nemmeno la scena in cui si sta per sigillare il coperchio che strapperà per sempre il viso di Andrea al mondo, mi ha emozionato. Magari sono un po’ più insensibile della persona media, ma davvero non c’ho trovato nulla di speciale.

Addio Moretti, per quel poco che so, non è stato bello conoscerti.

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