Briose pennellate su rosa confetto / 26 Maggio 2015 in La regola del gioco

Sono rimasto piacevolmente sorpreso dalla efficace interpretazione dello stesso Renoir nei panni dell’istrionico Octave: un carisma, una presenza scenica che mi hanno ricordato Orson Welles. Quanto al film, per quanto risulti oggettivamente seminale (fonte di ispirazione indubbiamente per il Bergman dei “Sorrisi di una notte d’estate”, forse anche per il Bunuel de “Il fascino discreto della borghesia”), il suo tono generalmente scanzonato è talmente fru fru da rasentare i limiti della commediola, sebbene si alterni a picchi di genio registico sparsi e discontinui come briose pennellate su uno scialbo rosa confetto. Come dire: mi piacerebbe che Renoir mi piacesse di più, certo mi piace ma non riesco a farmelo piacere abbastanza. E’ complicato.
Del resto, però, come negare la grandezza di sequenze come quelle della buffa caccia ai conigli o delle scespiriane corsette amorose per i corridoi del castello, o ancora i personaggi che bucano lo schermo come il cornuto guardacaccia Schumacher, la maschera d’orso di Renoir, il finale così cinico e nero, le infinite idee variegate e bizzarre di questo regista?

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