Il prezzo del sogno americano / 26 Marzo 2020 in La mortadella

Una bellissima Sophia Loren veste i panni di un’operaia del settore alimentare, Maddalena, che vola in America munita di una mortadella quasi più pesante dei suoi bagagli. Il motivo del viaggio sono le imminenti nozze con il suo fidanzato Michele, già sistematosi a New York, dove ha scontatamente aperto un ristorante italiano. A causa di una legge, le autorità doganali bloccano Maddalena in aeroporto, costringendola a una scelta per lei tanto ardua quanto inaccettabile: o l’America o la mortadella. Gli americani infatti iniziarono ad allarmarsi quando, nel 1967, la peste suina africana giunse in Italia. Come precauzione, l’importazione della mortadella e altri salumi italiani fu messa al bando fino al 1989; per alcuni addirittura fino al 2013. Pochi anni dopo, Mario Monicelli usa questa severa disposizione come pretesto per girare un film in chiave tragicomica che a tratti mi ha ricordato “La ragazza con la pistola” (in cui recita quel portento di Monica Vitti), pur discostandosene per temi, personaggi e ambientazione.

Un confronto tra i due film è per me inevitabile. Ritroviamo due modelli di progresso connotati in modo opposto: il Regno Unito in cui è trapiantata Assunta (Monica Vitti) è sicuramente positivo, messo in contrasto con dei valori retrivi e superati, Maddalena (Sophia Loren) si ritrova invece in una New York considerata dal senso comune simbolo per eccellenza della democrazia, che però si rivela tossica per i suoi valori tradizionali e genuini. Le due italiane sembrano lasciarsi trasportare dagli eventi che accadono loro, imparando a scoprire gradualmente la modernità dei mondi con cui dovranno confrontarsi. Le situazioni non sono analoghe, anzi, sono l’una il ribaltamento dell’altra, anche per le differenze ideologiche tra questi interessantissimi personaggi femminili, entrambi perseveranti nei loro principi: sin dall’inizio Maddalena è caratterizzata da un’inclinazione alla modernità di gran lunga maggiore rispetto a quella del tutto assente di Assunta, è pronta ad abbracciare la novità, desiderosa di ritrovare quella libertà di cui tanto si parla, allontanandosi dal Paese che l’ha privata di diritti e in cui ha dovuto combattere tanto per il cambiamento e l’abolizione di leggi ingiuste. Ne consegue un’inevitabile delusione. Per converso, Assunta ha un atteggiamento assai riluttante nei confronti del progresso e alla fine lo abbraccerà per caso, subendolo più che ricercandolo, traendo i benefici di un’acquisita emancipazione.

In “La mortadella”, l’avanzata esemplarità di una delle mete più ambite al mondo è annientata. Monicelli evita gli artefatti paesaggi newyorkesi, escludendo dal suo film le bellissime luci notturne della città che non dorme mai, mostrando la realtà di chi la bolletta dell’elettricità neanche la paga. La meraviglia degli altissimi grattacieli viene rimpiazzata dalla desolazione di un quartiere squallido, mentre l’unico squarcio di centro che ci viene mostrato, Time Square, è soltanto il “tubo di scarico dell’universo”. Questa è l’altra faccia di New York, quella “che sta inquinando l’America”, quella fatta di reietti, criminali e macchine sfasciate. Persino l’arte non è senza macchia, ben lontana da quella di Da Vinci e Michelangelo. I politici manipolatori e opportunisti non si discostano poi così tanto da quelli italiani, la corruzione non risulta estirpata neanche nella democratica New York, dove è cosa giusta, per un presidente, che il sistema politico americano si basi sulla naturale ineguaglianza degli uomini.

La figura femminile di Maddalena è giustapposta a tre uomini, mostrandosi sempre come il personaggio più incorrotto e meno sottomesso. Il fidanzamento con Michele (Gigi Proietti) ha fine poco dopo il suo arrivo in aeroporto, quando capisce che il contestatore ribelle e combattivo di cui si era innamorata ha barattato il suo spirito di giustizia per la realizzazione economica che gli States hanno saputo offrirgli. Dominic, agente di sicurezza dell’aeroporto, sembra gentile, disponibile e comprensivo, senza mai rinunciare, però, a servire la sua patria e rimanere fedele all’autorità statale (così come a quella genitoriale). Difende a tutti i costi il sistema e le istituzioni, accondiscende al principio conservatore del “dura lex, sed lex”, anteponendo i suoi doveri al senso della giustizia stesso. Infine, il giornalista Jack è apparentemente l’unico ad avere a cuore la battaglia “pro mortadella” di Maddalena, seppur guidato dal suo istinto giornalistico. Si scoprirà presto che il suo unico interesse, in effetti, è proprio il lavoro, totalmente incapace di assumersi qualsivoglia responsabilità, da quelle familiari a quelle civili. Sono tutti personaggi insospettabili, almeno a primo acchito, ma una volta rivelatisi per quel che sono, disilludono Maddalena esattamente come fa il nuovo continente. La neo-arrivata non ci sta, si tiene stretta la sua italianità, la sua mortadella, i suoi principi e rinuncia agli sporchi affari e allo sporco amore, senza adeguarsi. Alla fine di un viaggio più interiore che fisico, ripone il disincanto nei suoi bagagli e va via.

Con questo lavoro Monicelli scardina la tradizionale immagine della patria della libertà, la spoglia della sua incantevole iconografia mettendo in crisi l’idillica perfezione della Grande Mela e annuncia la morte dell’American Dream. Tutto questo, però, senza rinunciare all’immancabile leggerezza e alla comicità che contraddistinguono i film di uno dei maestri della commedia all’italiana.

Il voto è 6,5 perché l’approccio disfattista mette in secondo piano la necessità di donare sostanza alle vicende. Nel momento in cui la mortadella sparisce, cala l’interesse nei confronti della storia e di dove andrà a parare, la trama diventa un susseguirsi di eventi denunciatori, a mio dire molto interessanti, ma poco entusiasmanti.

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