6 Gennaio 2013
Indecisa fra il sette e l’otto, alla fine ho optato per la valutazione più alta fra le due, perché “ringrazio” questo film per avermi stuzzicata e coinvolta e per avermi fatto elucubrare a più riprese. Insomma, perché -nel complesso- mi ha divertita.
La presenza della villa immensa in semi-rovina ed il personaggio misterioso che vi abita sono affascinanti elementi da feuilleton che non ho potuto fare a meno di apprezzare.
Felicissimi, poi, la scelta della location, una villa settecentesca ariosa, ricca di anfratti, scorci mutevoli, scherzi architettonici, e l’accompagnamento musicale di Morricone ricco di archi e voci femminili quasi barocche.
Rush riempie la scena, ma la sua interpretazione non mi ha convinta del tutto. Il demerito, però, credo sia dovuto alla definizione del suo personaggio in fase di sceneggiatura: pensando ad un uomo dal carattere scostante e normalmente restio ai contatti umani come dovrebbe essere il suo Oldman, non ne ho apprezzato la vena un po’ troppo ciarliera, i numerosi motteggi, la complicità che ricerca con alcune persone e l’eccessiva facilità con cui mostra i suoi sentimenti (ira, fastidio, dispiacere, rabbia e, in conclusione, partecipazione).
La “curiosità” dei guanti, inoltre, mi pare abbastanza fine a sé stessa, perché essi -sì- inizialmente, rappresentano un filtro tra il mondo ed un uomo che dal mondo non intende essere contaminato, però egli non rifugge mai pienamente il contatto umano (non disdegna gli abbracci, per esempio).
Per il resto, il meccanismo narrativo funziona a meraviglia e la visione del film è davvero piacevole, con colpi di scena notevoli.
Ne consiglio caldamente la visione.

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