29 Gennaio 2013
Un film quasi di genere – sembra un giallo anche se non c’è il morto ma è molto di più.
I più furbi forse potrebbero sospettare subito che qualche cosa non quadra ma comunque ci si lascia lo stesso avvolgere da questa vera e propria ossessione di due anime solitarie e sofferenti.
Forse dopo il colpo di scena la spiegazione del mistero appare troppo lunga, non era infatti necessario cercare di spiegare anche i minimi dettagli.
Se “la sconosciuta” poteva essere definito un film Forte in quanto basato sulla fisicità e sulla concretezza, questa storia invece può è molto, molto più raffinata e come per i protagonisti che non toccano – o quasi – il mondo esterno, tutto viene guidato dalla mente.
La morte nel cuore, nell’anima, nel corpo, ovunque, appena uscita dal cinema.
Il personaggio del protagonista è costruito benissimo, perfettamente.
Il coinvolgimento delle opere d’arte abbellisce esteticamente il film ma soprattutto ne arricchisce il significato. Il rifugio di Virgil Oldman è anche metafora di una persona che a fine film, viene denudata di tutti i suoi averi (materiali e spirituali in questo caso)
Le ambientazioni sono meravigliose ed i colori ancor di più.
Tornatore è stato così convincente che se in giro becco Sylvia Hoeks la prendo a sprangate sulle gengive.