La lingua del santo
/ 20006.533 votiUna coppia di disadattati di Padova, Willy detto 'Alain Delon' e Antonio, frequentano da tempo lo stesso grigio bar ma si conoscono solo di vista. L'incontro casuale durante un furto all'interno di una scuola elementare li avvicina e i due iniziano a far coppia fissa nelle loro ruberie. Introdottisi di notte nella Basilica di Sant'Antonio per svaligiare la cassetta delle offerte si ritrovano invece a fuggire con un singolare ed alquanto macabro bottino: la lingua del santo patrono della città. Ispirato a fatti di cronaca realmente accaduti.
icarus ha scritto questa trama
Titolo Originale: La lingua del santo
Attori principali: Antonio Albanese, Fabrizio Bentivoglio, Isabella Ferrari, Toni Bertorelli, Ivano Marescotti, Marco Paolini, Giulio Brogi, Marta Bellocchio, Giampietro Boso, Ludovica Consigli, Giorgio Danieletto, Rino Faini, Alberto Grinzato, Giovanni Levis, Tying Tiffany, Nadia Marina, Valerio Mazzucato, Šemsudin Mujić, Carlo Nuzzo, Luciana Passarella, Pietro Ponchia, Giovanni Pozzan, Mario Ravazzi, Pietro Monfeli, Ana Ruiz Castro, Michele Santinello, Kastriot Shehi, Valeria Zeviani, Cristina Catarinicchia, Mostra tutti
Regia: Carlo Mazzacurati
Sceneggiatura/Autore: Carlo Mazzacurati, Franco Bernini, Marco Pettenello, Umberto Contarello
Colonna sonora: Ivano Fossati
Fotografia: Alessandro Pesci
Costumi: Lina Nerli Taviani
Produttore: Marco Valsania, Marco Poccioni
Produzione: Italia
Genere: Commedia
Durata: 110 minuti
Dove vedere in streaming La lingua del santo
ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama
Commedia italiana di Mazzacurati, che si difende bene assai. Willy “Alain Delon” e Antonio (Bentivoglio e Albanese) sono due sfigatacci che le asperità della vita hanno costretto a campare di furtarelli. Tutti parlano veneto, siamo a Padova. Fino a quando, più per caso che altro, si trovano a rubare la lingua di Sant’Antonio. Dramma nella fedele popolazione padovana alla scomparsa della sacra reliquia, i due pensano bene di chiedere un riscatto, quasi convinti che il Santo stesso, vedendoli così tanto loser, voglia da loro che agiscano proprio così. Il piano riesce ma a metà, Willy, quello furbo dei due (mentre Antonio è simpatico quanto scemo e impulsivo) è ancora innamorato della sua ex-moglie e non riesce a tagliare i ponti con i suoi ricordi. Scenette buffe, scenette disperate, i due si perdono nelle campagne in mountain bike e hanno vite comuni da sfaccendati di provincia che passano le loro giornate al bar, insieme a una sfilza di altre figure grottesche (anzi, come si dice, “da bar”). Non perché siano cattivi, ma semplicemente perché la società non è a misura loro. Questa malinconia da perdenti era la parte forse più riuscita, sentirsi disinseriti da una vita che scorre e non saper che fare. Non so, io mi ci ritrovo abbastanza. Willy per liberare il cervello va sulla laguna veneta, tramonti riflessi sull’acqua.
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