Recensione su La legge del mercato

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Lucida riflessione sul mondo del lavoro / 16 Marzo 2018 in La legge del mercato

Privo di retorica e con un taglio naturalistico della narrazione che lo accosta al lavoro dei Dardenne, giusto per restare in ambito francofono, il film di Brizé mostra impietosamente uno spaccato del mondo del lavoro contemporaneo, in cui sembra evidente che le aziende non intendono investire sulla qualità formativa e umana dei propri dipendenti, ma solo sulla loro paura del presente e del futuro e sul timore dell’indigenza. Può ancora definirsi classe operaia una fetta attiva della società che non ha alcuna identità, se non quella del topo in trappola?
La spersonalizzazione, l’imbarbarimento e l’impoverimento del lavoro inteso come attività in grado di dare dignità all’individuo è un male canceroso, erosivo, volto all’eliminazione della coscienza dall’uomo.

Il film di Brizé è asciutto, teso, impietoso e trova nella granitica interpretazione di Lindon, premiato a Cannes, l’eccellente espressione di un personaggio estremamente ben caratterizzato.

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