19 Agosto 2014 in La gabbia dorata - La Jaula de Oro

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Tre ragazzini, tra cui una ragazza travestita da masculo perché più sicuro è, partono dal Guatemala (che non so dove sia ma si suppone abbastanza in basso), da una vita di niente e catapecchie e rovistare nella monnezza, per andare a nord, verso gli USA. Oh. NOn l’avessero mai fatto. A loro si aggiunge un ragazzetto indio che non parla spagnolo. Passeranno attraverso qualsiasi cosa, ne arriva uno solo. Prendono treni, tetti di treni in mezzo alle foreste, uno si immagina questi treni che vanno verso su e migliaia di persone che ci salgono sopra di straforo. Il primo ragazzetto torna indietro. E lo sanno tutti, per cui questi treni vengono usati come trappole. Dai poliziotti che li inseguono e picchiano. Dai banditi, che li derubano dei loro nulli averi e rapiscono le donne (dont la ragazzetta) e gli sparano, dagli scammers, che gli promettono un lavoro e poi li derubano di nuovo. Da chi gli fa passare la frontiera contrabbandando roba nei peggiori condotti. Da chi spara all’indio una volta che credeva di essere arrivato e l’ammazza. Che vita di me**a fare l’emigrante! Perché è un flusso, ed è inarrestabile come un fiume e chi cade viene sostituito da qualcuno che arriva da dietro. Un film i quelli per cui tranquillamente vergognarsi di quasi qualsiasi motivo per cui noi dei primi mondi ci lamentiamo, e far vedere a scuola. Giusto per far mostrare un po’ come il mondo sia una me**a, e noi stiam qui a parlare del fatto che ad agosto piove. Il pugno fortepreciso è allo stomaco, forse ancora di più si sarebbe potuto lavorare sulle storie singole dei personaggi, ottenendo una storia a maggiore immedesimazione, ma può essere che il problema sia proprio la distanza che, separandoci da vicende di vita di questo genere, si pone come filtro tra noi e loro. Liberi di vergognarsene.

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