5 Agosto 2013 in La guerra di Mario

Film emotivamente complesso, con un buon cast (in particolare, una Golino convincente) al servizio di strazianti dinamiche sociali.
A tratti, l’impianto narrativo è nebuloso e lasciato troppo all’intuizione dello spettatore, rischiando l’involuzione.

Non ho apprezzato la solita faciloneria per cui la sensibilità pare propria solo delle persone “di cultura”. Però, parimenti, ho notato con interesse che, benché sia enfatizzata la posizione socio-culturale privilegiata dei protagonisti, essa rappresenti contemporaneamente un limite per gli stessi: la giudice, rivolgendosi alla mamma affidataria, sottolinea (più o meno): “Lei è troppo sensibile ed intelligente, perciò si complica la vita”.

Il bambino, Marco Grieco, è un portento, sincero fino allo sfinimento e, perciò, quasi inquietante. Il cane Mimmo, poi, è anch’esso una meraviglia.

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