Recensione su La foresta dei pugnali volanti

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Wuxia soap / 9 Marzo 2016 in La foresta dei pugnali volanti

Coreografia scenica e composizione cromatica di altissimo livello. Ma sotto il vestito niente, la storia si spegne in un lungo estenuante melodrammatico scontro finale dopo che sono stati svelati retroscena da soap.

4 commenti

  1. inchiostro nero / 9 Marzo 2016

    ”Un wuxia dai toni soap” mi sembra un tantino esagerato. Posso comprendere ( senza condividere nella maniera più assoluta ) che i triangoli amorosi possano in un qual modo rientrare nei canoni del ”genere”, ma in questa pellicola non assumono tali caratteri. Per non parlare della presunta ”pochezza” di contenuti da te accennata nella recensione, in quanto vi è così tanta poesia celata in essa, che anche volendo azzerare la mia sensibilità, riuscirei comunque a scorgerla.

  2. paolodelventosoest / 9 Marzo 2016

    Innanzitutto permettimi una leggera correzione del tiro: non ho scritto “toni” soap, ma “retroscena da soap”. Ora vado a spiegare preannunciando per gli incauti lettori il rischio
    *** S P O I L E R ***
    Non è il triangolo amoroso in sè il problema, ci mancherebbe: ci sono fior di capolavori con il triangolo al centro. E’ lo svelamento di quanto in sceneggiatura viene definito il “bagaglio” dei personaggi, ovvero dei legami preesistenti di cui lo spettatore era fin lì ignaro. Ecco, questo meccanismo del “lui in realtà amava lei, lei contraccambiava ma ora (forse) ama l’altro” mi è sembrato fasullo come quello di una soap opera; nel senso che l’odioso personaggio che sfida all’inizio in una lunga battaglia coreografica la guerriera cieca non poteva davvero rivelarsi il suo antico amante. Non regge in nessuna maniera; era una battaglia fake? Ma dai, ridicolo, erano soli in un padiglione ormai vuoto. Allo stesso modo l’odioso personaggio che aveva un legame fraterno con lo spavaldo Jin non poteva rivelarsi un bugiardo senza perdere di botto credibilità; un quadratissimo guerriero diventa uno psicopatico iperemotivo. No, c’è qualcosa che non quadra proprio nella sceneggiatura. Il duellone finale arriva scarico di ogni aspettativa, con quella che prima muore poi no, poi forse sì, poi muore. In un film così io sono disposto a credere ai pugnali volanti e ai guerrieri leggeri come l’aria, ma non riesco a tollerare questi twist sul carattere dei personaggi nè tantomeno la condensa melodrammatica per cercare di salvare la suspense. Mi spiace, ma Yimou qui mi ha deluso.

  3. inchiostro nero / 9 Marzo 2016

    @paolodelventosoest Per precisare, la mia non era una critica mossa al tuo modo di intendere il film ( ci mancherebbe! ), ma dato che trovo le tue recensioni sempre esaustive, ero curioso di approfondirne le argomentazioni.
    Riguardo ai punti che hai citato ( E ANCHE IO VADO DI SPOILER ).
    Lo scontro tra Leo e Mei è in realtà un combattimento fasullo, in quanto già prefigurato come brumeggio per attirare le guardie imperiali. La stessa finta proprietaria del Padiglione delle Peonie lo afferma: ‘’se non aveste pensato che fosse la figlia del mio predecessore difficilmente avreste deciso di seguirla fin qui’’, e lo si può evincere anche dalle scene finali. Quindi, i due, conoscendo bene la loro parte ( Leo però ha saputo solo in quel frangente che era Mei l’altra adepta della casata ), e soprattutto, le loro capacità di combattenti, hanno dato vita ad un duello realistico, che aveva come scopo quello di imprigionare la ragazza, atta appunto a far da esca. Che il padiglione, in fin dei conti, risulti vuoto, non ci è data la sicurezza. In molti scappano, ma le telecamere non offrono una panoramica precisa dell’ambiente. E poi ci si potrebbe sempre appellare ad una sorta di inabissamento nei propri ruoli, una vera e propria immersione nelle identità, per dare più veridicità ai propri alias.
    Per quanto riguardo il rapporto fra i tre, il cosiddetto ‘’triangolo’’, tanto triangolo non è, se si va ad analizzare i caratteri e le indoli dei personaggi. Mei, nome ordinario:’’ Non voglio competere con le altre ragazze. I fiori qui possono essere difficilmente chiamati tali. I veri fiori sbocciano nelle zone selvagge’’, e persona ordinaria, mero strumento che esegue gli ordini, ma che trova in Jin un vento di libertà in grado di smuovere le sue radici. Gli elementi naturali, come metafore, sono importanti nel delineare gli aspetti dei caratteristi. Lo stesso Jin, soldato imperiale, autodefinitosi ‘’vento’’, quindi invisibile essenza, carpisce la sua natura effimera, e rivolgendosi a Mei:’’ Io e te siamo pedine in una scacchiera’’, apre la mente e gli occhi della ragazza, ancorata ad un ordine che esige obbedienza, e ad un legame che sa più di riconoscenza. Da qui la scissione dell’amore in due parti ben distinte. Uno possessivo e dominatore, che non può neanche definirsi tale, incarnato da Leo, che sebbene risulti un abile doppiogiochista, negli amplessi del cuore è invece una mera marionetta guidata dagli istinti. Mei, invece, ama per la prima volta, proprio perché Jin è quella brezza giocosa in grado di donarle libertà.
    Credo che in questi aspetti Yimou celi l’essenza del film, in una poesia d’amore ed emancipazione.

    • paolodelventosoest / 10 Marzo 2016

      Carissimo @inchiostro-nero preferisco mille volte uno che muove critiche ragionate e posate come le tue piuttosto che un arido like/dislike; prendo atto delle tue spiegazioni e non ne metto in discussione la logica. Tu puoi costruire un ponte di fili e dirmi che così le due sponde combaciano, ma non credo che attraverso quel ponte possa passare chiunque. C’è chi è disposto a farlo con la leggerezza propria dei combattenti di questo film, ovvero chi cerca nella narrazione l’aria più rarefatta del poetico e non bada troppo all’oliatura negli ingranaggi della narrazione; altri, certamente più pesanti, come me invece hanno i piedi piantati a terra e notano le incongruenze di cui sopra, considerando che sebbene una logica sia presente nelle dinamiche interpersonali tra i personaggi, essa risulta grezza, approssimativa e meramente funzionale alla levità orientale dell’immagine e del movimento.

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